Martedì 23 Aprile 2024

La rivincita dello sceneggiatore "Ci sono storie che solo noi umani..."

Bonifacci: ho provato l’intelligenza artificiale e ho capito che non potrà mai scrivere un finale alla Monicelli .

di Giovanni Bogani

"Ci sono cose che noi umani… beh, che noi umani riusciamo a immaginarci. Meglio di ChatGpt".

Per esempio?

"Per esempio, ha presente il finale de La grande guerra, il film di Monicelli, con Alberto Sordi e Vittorio Gassman soldati italiani prigionieri degli austriaci?".

Uno dei capolavori di Monicelli, Leone d’oro a Venezia.

"Ecco: lì Gassman e Sordi sono due poveri Cristi che pensano a salvare la pelle. E ci stanno riuscendo. Quando – per un breve commento sprezzante dell’ufficiale austriaco – “Italiani! Non hanno fegato: quelli conoscono solo il fegato alla veneziana“ – Gassman si ferma. E per uno scatto di orgoglio, si gioca la vita. Ecco, questo momento assolutamente imprevisto e imprevedibile fa la grandezza del film. E sono sicuro che ChatGpt non l’avrebbe mai immaginato".

Fabio Bonifacci, sceneggiatore, scrittore e drammaturgo, si è occupato di ChatGpt?

"Mi hanno detto che se non imparavo a usarla, avrei perso il lavoro! Ho fatto un corso online per scoprirne le potenzialità, e poi l’ho testata. Le ho chiesto di fornire idee, spunti, soggetti per storie. L’ho provocata: per vedere come avrebbe reagito. Tutti dicono che ChatGpt sarà capace di fare il nostro lavoro. Così, prima di soccombere, ho cercato di capire se sia vero".

E a quale conclusione è giunto?

"Stiamo parlando di un fenomeno agli inizi. Come se si parlasse di scudetto alla quarta giornata di campionato. Bisogna aspettare, per trarre delle conclusioni".

Ma…?

"La mia idea è questa: se fai le domande giuste, ChatGpt è capace di darti risposte ragionevoli, e spunti narrativi ‘corretti’. Ma temo che ancora non sia capace di trovare il guizzo, il lampo, quel quid che crea l’originalità di un film, di un racconto. Quella piccola cosa coerente, ma inattesa. Come il finale della Grande guerra di Monicelli".

In che cosa ChatGpt può "sostituire" chi crea storie?

"Mi sembra utile nella fase di brainstorming. Quando devi buttare giù tante idee. Per esempio: “pensa a tutti gli eventi che possono accadere sul tema della gelosia“ o “pensa a episodi legati alla perdita del lavoro“. Può aiutarti a mettere giù una lista. Come quando mi metto con un quadernuccio, in un caffè, a buttare giù idee. Ma poi le idee – per costruire una storia – si devono disporre con un criterio, creando azioni ‘rivelatrici’ delle emozioni profonde dei personaggi. C’è una specie di combinazione magica, che chi scrive storie deve indovinare".

Quale combinazione?

"Chi scrive storie deve creare soluzioni coerenti ma anche sorprendenti. Deve darti un guizzo inatteso".

E se chiedi a ChatGpt proprio quel guizzo?

"Ho provato a chiederle: “scrivi questa storia come se la scrivesse un dadaista“, “come la scriverebbe una persona disturbata mentalmente“, o “come un giullare“. Ma ogni volta mi dava una ‘stranezza’ omologata, che non rivelava niente. Non emergeva nessun significato da quella stranezza".

Già molti articoli sono scritti con l’intelligenza artificiale.

"Mettiamola così: credo che rappresenterà uno stimolo ad alzare l’asticella. I testi ‘banali’ potrà scriverli ChatGpt .Ma l’intelligenza artificiale non riuscirà a essere artistica, sorprendente, ad avere quel tocco di genio o di follia. Quindi chi è banale rischia. Chi guarda le cose da angoli insoliti, chi coltiva la qualità, può ancora sopravvivere".

A ChatGpt manca…

"Manca ancora uno sguardo non banale. Ma, ripeto, siamo alla quarta di campionato. Alla fine, non lo so chi vincerà".