La ricerca anti Covid dai feti abortiti. Il Papa apre: "È moralmente lecita"

Il tema in un documento vaticano. Nessun avvallo all’interruzione di gravidanza, in gioco ci sono vite umane. "La vaccinazione non è un obbligo, ma va raccomandata a tutela dei soggetti più deboli"

Papa Francesco

Papa Francesco

Uno dei quattro criteri fondanti della convivenza civile per papa Francesco oltre a quello più noto del "tempo superiore allo spazio", è che "la realtà è più forte dell’idea". E oggi la realtà si chiama Covid 19 mentre l’idea sono quei principi cui forse la Chiesa di Bergoglio è disposta anche a cedere se si tratta di salvare vite già esistenti. Porta la firma dello stesso Papa il documento con cui ieri il Vaticano ha aperto ai vaccini sviluppati grazie alla ricerca sui feti abortiti. "È moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid 19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione", sentenzia la nota pubblicata dalla Congregazione della Dottrina della Fede, cioè l’organo custode dell’ortodossia cattolica. La Dottrina della Fede è guidata dal cardinale spagnolo Ladaria Ferrer, uomo di fiducia di papa Francesco, che ha sostituito il più filo ratzingeriano Mueller.

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Il documento nasce dai quesiti e dubbi posti dalle diocesi sparse nei cinque continenti, segno che la questione è arrivata al punto da doversi pronunciare l’organo supremo della Chiesa. Nel caso dell’attuale pandemia "si possono usare tutte le vaccinazioni riconosciute come clinicamente sicure ed efficaci con coscienza certa che il ricorso a tali vaccini non significhi una formale cooperazione all’aborto dal quale derivano le cellule con cui i vaccini sono stati prodotti". Va detto che questo tipo di ricerca è stato utilizzato per sviluppare vaccini negli anni Sessanta. Ma resta il fatto che il segnale è di forte apertura verso la scienza, un fatto non scontato per il Papa che nella prima ondata della pandemia si è affidato all’innalzamento del crocifisso di San Marcello che la leggenda vuole sconfisse la peste del Seicento a Roma. Insomma, dall’approccio fatalista sembra si sia passati a un approccio più fiducioso verso la ricerca.

Anche perché sono state fortissime le raccomandazioni del Servizio sanitario interno a sottoporsi alla campagna per il vaccino anti influenzale, e ora si appronta già un ponte aereo per il vaccino anti Covid. La Congregazione vaticana non "intende giudicare la sicurezza ed efficacia" degli attuali vaccini, si legge ancora, ma si concentra sull’aspetto morale. La ragione per acconsentire è che la cooperazione al male dell’aborto nel caso di chi si vaccina è "remota" e il dovere morale di evitarla "non è vincolante" se siamo in presenza di "un grave pericolo, come la diffusione, altrimenti incontenibile, di un agente patogeno grave". Il dicastero, pur ricordando che "la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria", sottolinea anche il dovere di perseguire il bene comune. Questo bene comune, "in assenza di altri mezzi per arrestare o anche solo per prevenire l’epidemia, può raccomandare la vaccinazione, specialmente a tutela dei più deboli ed esposti"

Nel chiuso delle Sacre stanze restano gli scetticismi di vescovi che a farsi inoculare vaccini, che siano anti influenzali o anti Covid, non ci pensano proprio. Dei No Vax, insomma. Altri addirittura ritengono che uno dei testimonial del Vaccin Day sarà proprio il Papa. Intanto lui continua a stringere la mano di collaboratori e dei (pochi) fedeli che sta incontrando.