La resa nell’acciaieria: 264 soldati evacuati

Il battaglione alza bandiera bianca dopo 82 giorni. Zelensky: "Gli eroi ci servono vivi". Mosca detta le regole sull’Azovstal: feriti nel Donbass

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di Alessandro Farruggia

"Gli eroi ucraini servono all’Ucraina vivi". Il messaggio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky arriva nella notte, al termine dell’evacuazione dall’acciaieria di Mariupol dei militari ucraini che ancora vi erano asserragliati. Ieri è stata la giornata della svolta, dopo 82 giorni di epica resistenza nella quale hanno resistito all’assalto di migliaia di soldati russi infliggendo loro pesanti perdite umane e di materiali.

Gli ultimi uomini del battaglione Azov, i marines rinchiusi nelle viscere dell’Azovstal hanno così accettato l’evacuazione. Sono usciti dall’acciaieria in 264. Si tratta di 53 soldati feriti, condotti a Novoazovsk, e di 211 altri combattenti portati a Olenivka, nel territorio controllato dai separatisti filorussi di Donetsk. Questi ultimi sono poi stati ricondotti nelle zone in mano alle forze ucraine nell’ambito di uno scambio di prigionieri.

Il governo di Kiev ha definito eroica e destinata a restare "per sempre nella storia" la guarnigione ‘Mariupol’ perché ha "portato a termine la sua missione di combattimento". E ancora: "Mantenendo le posizioni ad Azovstal, la guarnigione Mariupol non ha permesso al nemico di trasferire gruppi fino a 17 gruppi tattici di battaglione (circa 20.000 membri del personale) in altre aree. Ciò ha impedito l’attuazione del piano per la rapida cattura di Zaporizhzhia, l’accesso al confine amministrativo delle regioni di Donetsk e Zaporizhzhia" e "ci ha dato l’opportunità di preparare e creare linee difensive, dove si trovano oggi le nostre truppe".

Zelensky ha spiegato che tra gli evacuati "ci sono dei feriti gravi". Ha detto: "Voglio sottolineare che gli eroi ucraini servono all’Ucraina vivi. È iniziata l’operazione per far tornare i nostri militari a casa. È un lavoro che richiede delicatezza e tempi". Operazione "salvataggio della vita", si legge infatti nel comunicato di Kiev.

Accusati di essere "dei nazisti" dai russi, esaltati come eroi nazionalisti in Ucraina, i difensori di Azovstal non avevano alcuna speranza di essere salvati dal resto dell’esercito ucraino, che si trova ad almeno 120 chilometri da Mariupol. "Stiamo proseguendo trattative molto difficili e delicate per salvare la nostra gente, i nostri militari, da Mariupol, da Azovstal" aveva detto in mattinata Zelensky. Dopodiché, a sorpresa, Mosca aveva fatto sapere che era stato raggiunto un accordo per l’evacuazione dei feriti, confermato nel pomeriggio dal ministro della Difesa russo Sergei Shoigu: "A seguito di negoziati coi rappresentanti militari ucraini è stata raggiunta un’intesa sulla rimozione dei feriti".

Attorno alle 19.10 ora italiana era stato pubblicato su Telegram un video del comandante del reggimento Azov, Denis Prokopenko, che parlava di un ordine di evacuazione, quindi sostanzialmente di una resa e sperava che il popolo ucraino capisse. "Mi sono interrogato su ogni decisione presa – ha proseguito Prokopenko –, ma i dubbi non hanno mai oltrepassato i limiti del normale e non mi hanno impedito di insistere sul mio punto di vista. Quando hai eseguito il compito dato e hai preservato le vite delle persone, hai raggiunto il livello più alto del comandare".