La reporter che sfida il regime russo "Ora ho paura, vivo tra gli zombi"

Protestò in tv contro la guerra. "La propaganda ha fatto il lavaggio del cervello al popolo. Temo per i miei figli"

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di Giovanni Rossi

"Sono nata in Ucraina, a Odessa, ma la Russia è il mio paese. Se tutte le persone colte e preparate se ne vanno, chi rimane?". Eccola, la resistente russa numero uno: Marina Ovsyannikova, icona planetaria anti Putin, giornalista licenziata dal canale di regime Canale Uno perché nemica della guerra in Ucraina. Prima il cartellone in russo e inglese sulle menzogne del Cremlino esposto in diretta lo scorso 14 marzo. Poi, subito dopo, il video in rete affidato ad associazioni umanitarie per completare la denuncia sull’invasione in corso. Interrogata per 14 ore, multata (per l’equivalente di 200 euro), indagata per violazione della nuova legge "sulla disinformazione". Rischia 15 anni di carcere. Eppure, nonostante il cordone sanitario, la "mancanza di solidarietà dei colleghi", "le gomme bucate", "l’auto manomessa", "la paura da persona normale", "di madre con due figli che cresco da sola", una cosa è certa: Marina difende il suo Paese e soffre per i russi "zombificati dalla propaganda".

Altro che "teppista", definizione strumentale affibbiatale da Dmitry Peskov, portavoce di Putin, forse per abbassare il profilo di questa nemica ormai di status internazionale, senza altre armi di un volto acqua e sapone e una voce acuta che non tradisce impostazione, e forse anche per questo risulta particolarmente autentica. Quando la 43enne appare a Che tempo che fa, collegata in diretta da Mosca, l’applauso iniziale è robusto e quello finale commosso. È il valore della testimonianza in diretta. Marina irrompe in questo conflitto di bombardamenti a pioggia, palazzi sventrati e ripari nei bunker, con il coraggio naturale del suo blitz. Lo rievoca così: "Quando è iniziata la guerra, dal primo giorno avevo pensato di licenziarmi perché il mio punto di vista era molto diverso da quello di Canale Uno. Volevo andare anch’io in piazza del Maneggio a manifestare. Ma poi ho visto gli arresti, la gente presa dalla polizia prima che potesse srotolare gli striscioni". Piano B: "Sono andata in cancelleria, ho comprato cartelli e pennarelli". Doppia compilazione: "In inglese per gli spettatori occidentali", perché sapessero che Putin non ha l’esclusiva delle menti, "e in russo perché i russi non le hanno le info". Facebook, Twitter, Instagram sono chiusi, "ci sono solo i canali di Stato", ma ora, dopo l’impresa di Marina, trasmettono i tg "in differita di un minuto". Così, per precauzione.

Ora la sua vita è rivoluzionata. Sa di essere a piede libero perché ormai personaggio. Ma non se ne vanta. Anzi, sorride per le sovrascritture di apparato. Da "spia inglese" secondo i russi, da "agente dell’Fsb" secondo gli ucraini. Idee per il futuro? "La mia vita mi ricorda un thriller – risponde a Fabio Fazio –, non so cosa succederà domani. Vivo alla giornata e per me è meglio così". La paura c’è. "Più che per me, per i miei figli. Magari a scuola o per strada li aggrediscono". Si sente sola? "Sì", ma poi si corregge. Scomparsi i falsi amici, ecco un’inattesa rete di sostegno: "Ricevo messaggi da persone nuove di tutto il mondo". Non infierisce sui colleghi: "I media di opposizione sono chiusi", chi non si allinea rischia di trovarsi "una testa di maiale davanti a casa". "Altri giornalisti hanno lasciato i canali nazionali", ma la propaganda è terribile: "Il popolo ucraino è dipinto come nazista, fascista. I russi hanno subito un lavaggio del cervello", è la denuncia, ma secondo sondaggi indipendenti "solo il 50% è a favore della guerra". Quasi un miracolo, nella situazione data. Per questo Marina dice no alla "russofobia", che fa soffrire "la gente semplice e la classe media", e genera mostri di omologazione. "Bisogna trovare un dialogo tra la Russia e l’Occidente, e questa possibilità potrebbe essere veicolata dalla cultura: un grande sbaglio censurare artisti come Gergiev e Netrebko". La cultura è il canale prioritario "per ripristinare i nostri rapporti".