Venerdì 19 Aprile 2024

La ragione è più forte del calcolo

Paolo

Giacomin

Ragionato o calcolato? Questo è il problema. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, annunciando la morbidissima riapertura, ha parlato di "rischio ragionato", concetto un po’ troppo in fretta tradotto, nel dibattito pubblico, in "rischio calcolato". Le due parole, però non sono strettamente sinonimi, al massimo sono parenti lontani. Distanza che aumenta se le parole – ragionato, calcolato – sono pronunciate da una persona abituata a pesarle e utilizzarle esattamente per quello che sono. Un abito consueto per chi, come Draghi, ha passato una vita a servire come banchiere centrale, prima in Italia e poi in Europa.

Calcolare un rischio somiglia a prevedere, sulla base di dati, le probabilità che quel rischio si avveri e quali possano essere le conseguenze. Ragionare di un rischio è un passo in più, è mettere nel conto una serie di fattori più ampi, è prendersi la responsabilità di una valutazione dei rischi e dei benefici che una società può decidere se accettare o meno. È (finalmente) una decisione politica e un’assunzione di responsabilità di fronte a un Paese stordito dal Covid, dalle contraddizioni, dalla paura della malattia e delle difficoltà economiche, dalla paura del futuro. La decisione di Draghi non è un libera tutti ne un rischio calcolato male, potrebbe essere, semmai, il segno della consapevolezza di un livello di sacrifici e restrizioni che le persone faticano sempre di più a tenere senza per questo essere irresponsabili negazionisti o no vax. Se dovrà fare marcia indietro, la farà, ma in questo momento un segno di fiducia e ottimismo non è una velleità ma un bisogno. È il "noi non ci arrenderemo mai" di Winston Churchill.

Il rischio calcolato è quello che può illudersi di assumere un giocatore di azzardo. Il rischio ragionato è quello che ci si aspetta da un politico con il talento dello statista. Le parole sono importanti, mica a caso James Bond, l’agente 007, ordinava vodka-Martini, agitato e non mescolato.