Figlio Lucarelli arrestato per stupro, la ragazza: "Dicevo no. Non sono un oggetto"

Dopo essersi confidata con un’amica, la 23enne è andata in questura e ha denunciato la violenza. "Quando ho capito ciò che stava accadendo ero atterrita. Era come se il mio corpo non mi appartenesse"

Milano, 21 gennaio 2023 - Ha pianto per due giorni, tra le braccia della coinquilina e sostenuta a distanza dai genitori. Poi ha trovato la forza di denunciare tutto alla polizia, rendendo dichiarazioni che il gip Sara Cipolla ha ritenuto "coerenti, logiche e precise". Di più: nell’ordinanza, viene valorizzato il fatto che Caroline (nome di fantasia), studentessa americana di 23 anni, abbia atteso di rivolgersi alle forze dell’ordine perché "conosceva la gravità della situazione, voleva capire come fosse andata la notte, capire quello che era successo, “perché avevo avuto molti flash e non volevo accusare persone ingiustamente".

Il figlio di Lucarelli e un altro calciatore arrestati per stupro. "Se questa parla siamo fregati"

Una manifestazione indetta da ’Non Una di Meno’ contro la violenza sulle donne
Una manifestazione indetta da ’Non Una di Meno’ contro la violenza sulle donne

Il suo racconto dell’orrore agli investigatori della Squadra mobile di Milano inizia dai ricordi confusi di quella serata al Gattopardo: i drink al bar, la sensazione di "non sentirsi in lei", il viaggio in macchina con quei ragazzi incontrati per strada (e che per il giudice la vedevano non come una partner con cui "avere un rapporto consenziente" bensì come un "dono dal cielo di cui abusare a piacimento") e l’arrivo nell’appartamento dopo aver salito a fatica le scale dello stabile in zona Porta Romana.

"Io volevo andare a casa, non mi sono resa conto che mi stavano portando in un posto diverso", racconterà agli inquirenti durante l’audizione del 2 novembre. Si ritrova lì, sul divano, in balìa del branco: "Io gli ho detto che ho un ragazzo, ho detto di no e che questo non poteva succedere perché ho detto di no". E ancora: "Quando ho compreso quello che stava succedendo, ho chiesto che... praticamente io ero rimasta congelata, cioè ero congelata, ero un attimino atterrita...". A un’amica, Caroline spiegherà: "Era come se il mio corpo non mi appartenesse più... qualcun altro se ne era impossessato senza il mio consenso".

L’universitaria, assistita dall’avvocato Gaia Inverardi, lo ripete ancora a poliziotti e magistrati: "Quella sera non volevo assolutamente avere rapporti sessuali con nessuno dei ragazzi, tantomeno averne uno di gruppo". E invece, stando a quanto ricostruito finora anche grazie ad alcuni filmati, i due arrestati Mattia Lucarelli e Federico Apolloni e i tre amici indagati G.B. (24 anni), G.M. (23 anni) e M.B. (23 anni) l’hanno costretta a fare ciò che non voleva, riprendendola anche con uno smartphone mentre andavano in scena gli abusi. Incuranti delle sue richieste di riaccompagnarla a casa, cadute puntualmente nel vuoto. Incuranti della sua reazione a un palpeggiamento: "I’m not a fucking object", che sta per "Non sono un oggetto". Già, un oggetto: così si è sentita Caroline in quelle quattro mura. E dopo 48 ore ha deciso di raccontare quello che aveva vissuto: "Io ho cercato di vedere, di scrutare in me stessa, di guardarmi allo specchio. Mi sono sentita sporca, ho sentito il mio corpo come se non fosse il mio".