Martedì 17 Settembre 2024
LUCA BOLOGNINI
Cronaca

La rabbia della sorella: "Giulia? Un’anima buona, ma né stupida né ingenua". Il padre: ora c’è solo il vuoto

Il dolore della famiglia Cecchettin, tutta raccolta nella casa di Vigonovo (Venezia). Elena: gli uomini si facciano un esame di coscienza. Ieri a Padova in 10mila al corteo per la giovane.

La rabbia della sorella: "Giulia? Un’anima buona, ma né stupida né ingenua". Il padre: ora c’è solo il vuoto

La rabbia della sorella: "Giulia? Un’anima buona, ma né stupida né ingenua". Il padre: ora c’è solo il vuoto

dall’inviato

VIGONOVO (Venezia)

"Non provo rabbia, non provo nulla. Io penso alla mia Giulia, che per me ormai non c’è più". Gino Cecchettin, il padre della studentessa di 22 anni uccisa a coltellate, è stremato. Dalle sue parole, le uniche pronunciate ieri mattina, quando è uscito brevemente nel giardinetto di casa, traspare solo tristezza. Oliver, il cane di famiglia, poco lontano, smette di scodinzolare e abbassa la testa. Intanto, ieri a Padova erano in 10mila alla fiaccolata in memoria della 22enne, come erano 10mila a Vigonovo la sera prima.

Per i Cecchettin nulla sarà più come prima. Dopo la fiaccolata di domenica sera a Vigonovo, a cui hanno partecipato oltre diecimila persone, Gino si è chiuso nel suo dolore. Elena, la sorella maggiore di Giulia, invece trova ancora la forza di parlare. Come ha promesso, da questa tragedia deve nascere qualcosa di buono.

"Mia sorella era più buona, più dolce, più sensibile di quello che sicuramente già tutti immaginano. Un’anima pura, un’eterna bambina, ma Non nel senso di stupida e ingenua. Nel senso che era una persona che viveva la vita con leggerezza e senza cattiveria. Filippo – spiega mentre la voce si incrina e il viso si riga di lacrime – ha spezzato la vita di Giulia, ma anche la mia e quella della mia famiglia. Non ne aveva il diritto".

Elena è convinta che questa vicenda avrebbe potuto concludersi diversamente. "Se Filippo si fosse confidato con un terapeuta, un amico o i suoi genitori, magari sarebbe andato tutto in un altro modo. Chi ha comportamenti ossessivi, deve parlarne. Deve raccontare quello che sta vivendo".

E si rivolge direttamente ai suoi coetanei: "Dico ai ragazzi, pensate al momento in cui avete mancato di rispetto a una donna in quanto donna. In cui avete mancato di rispetto a qualcuno solo perché donna. Magari avete fatto del cat calling (apprezzamenti sessuali molesti spesso effettuati in strada, ndr), dei commenti sessisti con i vostri amici. L’ironia da spogliatoio, come la chiamano, non va bene".

La morte di Giulia deve avere uno scopo. "Fatevi un esame di coscienza – prosegue – e realizzate questa cosa. Imparate da questo episodio e iniziate a controllarvi e a richiamare anche i vostri amici che mancano di rispetto alle donne. Perché noi donne possiamo imparare a difenderci, ma finché gli uomini non si faranno un esame di coscienza e non si renderanno conto del privilegio che hanno in questa società non andremo da nessuna parte. E veramente, fatelo per mia sorella, non c’è vergogna nel fare questo esame di coscienza. Non c’è vergogna nell’ammettere di aver sbagliato, perché se poi si cambia è servito. E non c’è nulla di sbagliato, tutti sbagliamo. Però bisogna realizzarlo – sottolinea – e bisogna prendere consapevolezza di quello che è il proprio privilegio".

E poi c’è il ricordo di Giulia. "Questa mattina – aggiunge – mi sono immaginata mia sorella che mi diceva: ‘Forza, vai’. Mi diceva sempre che ero un oplita (i fanti armati di lancia e scudo dell’esercito greco, ndr). Quando era al liceo classico mi raccontava che gli opliti erano i guerrieri e lei diceva sempre che bisogna avere la forza di un oplita".

E per andare avanti, per continuare a far sentire la voce di Giulia, a tutti i Cecchettin serve davvero la forza di un oplita.