Ravanusa, "La puzza di gas si sentiva da giorni". Il sospetto: una strage evitabile?

Le lamentele dei residenti, Italgas si difende: nessuna segnalazione. La rete di distribuzione risale a 40 anni fa

Ravanusa

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Intorno al "cratere" arrivano il sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo, e centinaia di paesani. Hanno il volto terreo di chi è stato sfiorato dal soffio della morte e ne avverte ancora il freddo. Tutti si chiedono come sia stato possibile, come sia avvenuta una tragedia di queste dimensioni che ha ingoiato la vita di tante persone e sbriciolato case (quattro palazzine crollate e tre sventrate), ) con un bilancio, ancora provvisorio, di tre morti accertati, sei dispersi e 100 sfollati. Di chi è la responsabilità? Era un evento davvero inevitabile o c’erano già segni premonitori? Infine: quando e da chi era stata fatta la manutenzione? Il gas è al momento l’unico sospettato, per la rottura di una condotta di distribuzione che risalirebbe a una settimana fa.

"Sentivo puzza di gas proveniente dal rubinetto dell’acqua. Quando l’ho raccontato, mi hanno guardato con condiscendenza", dice uno degli sfollati. E il consigliere comunale Giuseppe Sortino aggiunge: "Negli ultimi sette giorni, diversi cittadini hanno lamentato la puzza di gas nella zona, ma nessuno è intervenuto perché sia il sindaco che i tecnici del gas non hanno ricevuto segnalazioni". La stessa Italgas, ieri sera, con una nota ha ribadito che "nessun tipo di segnalazione, riferita a perdite di gas, è mai giunto al servizio di Pronto Intervento nell’ultima settimana". L’azienda, nell’esprimere dolore e cordoglio soprattutto nei confronti dei familiari delle vittime, precisa che che "la rete di distribuzione di Ravanusa è stata ispezionata interamente sia nel 2020, sia nel 2021". "La rete del metano – aggiunge però Sortino – è stata realizzata quasi quarant’anni fa (esattamente nel 1984, ndr), credo che non ci sia stata una manutenzione adeguata".

Una fuga di metano che ha saturato il sottosuolo e le fessure tra i palazzi, poi la deflagrazione: questa l’elementare dinamica. "C’è stato un grosso accumulo di gas – spiega un responsabile della Protezione civile – anche se l’Italgas sostiene che solo pochi giorni fa sono stati fatti controlli e non è stata accertata alcuna perdita". È possibile che il maltempo possa aver contribuito, con una frana o uno smottamento a deteriorare una parte dell’impianto. Certo è che la perdita è stata ingente e non generata da un’utenza domestica ma dalla rete. Il gas ha riempito come una zampogna un piccolo terraneo, forse la tromba dell’ascensore. A innescare l’esplosione potrebbe essere stata proprio l’attivazione dell’elevatore con corredo di scintille, come ipotizza il comandante dei vigili del fuoco di Agrigento, Giuseppe Merendino. O anche una stufa a gas, come suggerisce qualche altro.

"Il metano – dice Merendino – non è facile a infiammarsi, occorrono condizioni particolari. Perché avvenga un’esplosione è necessario che sia concentrato all’interno di una cavità, in un ambiente chiuso". Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio apre un fascicolo per disastro e omicidio colposo e nei prossimi giorni acquisirà tutta la documentazione relativa alla rete di distribuzione del gas, al sequestro dell’area interessata dall’esplosione – al momento 10mila metri quadrati – e, con ogni probabilità, all’iscrizione nel registro degli indagati di tecnici e amministratori che, a vario titolo, possano avere responsabilità in merito alla rete del gas. Nel pomeriggio molti sfollati, accompagnati dai vigili del fuoco, sono rientrati nelle case rimaste in piedi o quasi per recuperare effetti personali.