La psicologa delle ginnaste: "Ignorata la loro salute mentale"

Incaricata dalla Federazione di vigilare sul rapporto tra aspiranti Farfalle e lo staff tecnico: anomalie? Segnalerò "Fisicamente ipercontrollate, ma va coltivato anche il benessere spirituale. Prima dell’atleta viene la persona"

Migration

Desio (Monza) - "Oggi si rileva e monitora tutto degli atleti di alto livello, quanto e come dormono, quanto e cosa mangiano, la massa muscolare, i movimenti con i gps. Su questi aspetti c’è perfino un ipercontrollo, mentre gli aspetti mentali e del benessere psicologico sono del tutto trascurati". Marcella Bounous è la duty officer scelta dalla Federazione ginnastica per occuparsi dello spinoso caso delle Farfalle della Ritmica, dopo le denunce per presunte vessazioni che stanno piovendo sulla procura di Brescia. Pedagogista, psicologa, docente universitaria, ha una vasta esperienza in ambito sportivo. Come sottolineato dalla stessa Federazione, "avrà il compito di vigilare sul rapporto tra atleti e tecnici presso l’Accademia di Desio, di segnalare senza indugio eventuali anomalie e di relazionare ogni sessanta giorni al commissario circa l’attività svolta".

Professoressa Bounous, quale sarà il suo approccio su una vicenda così delicata?

"Entrerò in punta di piedi, con la massima cautela, come è necessario e come è il mio consueto modo di agire. Avrò bisogno di capire come muovermi in una struttura che è attiva da parecchi anni. Dovrò analizzare il contesto, l’ambiente. Parlerò con le ragazze, le ascolterò soprattutto. Parlerò con lo staff. Cercherò di comprendere cosa realmente è successo, ovviamente seguendo anche ciò che emergerà dal lavoro della procura, che andrà avanti con i suoi tempi".

Quando sarà a Desio e che idea si è fatta fin qui della vicenda?

"In settimana. Una volta fatto il quadro della situazione vedrò se e quanto fermarmi, per poter svolgere al meglio il mio incarico. Per ora non posso assolutamente dare nessun tipo di giudizio sul caso, ci mancherebbe. In questo momento la vicenda mi sembra un po’ come un contenitore in cui tutti stanno buttando dentro qualcosa. Bisogna quindi fare ordine e luce".

Al centro delle sue attenzioni, ci saranno le atlete e il loro benessere. Che tipo di lavoro ha in programma?

"Vogliamo offrire un supporto psicologico adeguato. Sicuramente questo per loro è un periodo molto delicato, complesso, nel quale non è semplice stare al passo con gli obiettivi che hanno. Non so in quali condizioni le ritroverò, ma cercherò di dare loro un supporto per vivere al meglio la loro esperienza, all’insegna del benessere, valorizzando gli aspetti umani. Abbiamo in cantiere un progetto a medio-lungo termine, che ovviamente riguarda anche lo staff tecnico".

Quanto conta la testa nello sport di alto livello?

"È fondamentale. Oggi si raccolgono una marea di dati sugli atleti di alto livello, ma si trascura la parte mentale: manca l’attenzione alle strutture cognitive che aiutano gli atleti non solo a migliorare la performance ma anche a mantenere uno stato di benessere e sapersi autoregolare. Anche negli staff, si trovano professionisti di tutti i tipi, ma raramente c’è uno psicologo dello sport".

Spesso, a questi livelli, si cerca di andare oltre i propri limiti e questo può creare degli scompensi?

"Esattamente. L’allenamento degli aspetti mentali è fondamentale per superare i propri limiti, ma bisogna anche capire di quali limiti si parla, perché alcuni invece bisogna imparare ad accettarli. Ciò che manca è una cultura del benessere e lo vediamo bene con tutto quello che sta emergendo..." .

Lei ha in corso un progetto su questi aspetti con l’Associazione italiana calciatori e la Lega Pro, di cosa si tratta?

"Si chiama ’You’ll never walk alone’. Un progetto che fa capire come prima dell’atleta ci sia sempre l’uomo o la donna. Lo ripeto: c’è enorme bisogno di cultura del benessere nel nostro sport".