Martedì 16 Aprile 2024

La propaganda fra disagio e disaffezione

Roberto

Pazzi

Corrono i giorni estivi sorpresi a ciel sereno dalla crisi di uno dei governi più graditi agli italiani, fra un certo disagio e una pericolosa disaffezione alla politica. La domanda serpeggia fra i tavolini dei bar nelle nostre belle piazze, sulle spiagge dei nostri mari, nei luoghi di ritrovo dove la gente s’interroga, in partenza per le vacanze. Vi abbiamo eletto per governare, perché caricarci di questa scelta proprio nei mesi dove l’affanno della corsa si ferma, per un breve quanto sacrosanto riposo? Ancora è nell’aria la sensazione di assistere col dibattito del Parlamento del 20 luglio, a uno scollamento fra società reale, vicina a Mario Draghi, e la casta mandarina, che faceva i suoi giochi di palazzo. Doverci sorbire, nei giorni di ferragosto, il peso di una campagna elettorale quasi esorbita dalle nostre forze, ha qualcosa di surreale.

I pronostici consentono almeno di prevedere un risultato di queste non gradite elezioni, col drastico ridimensionamento di quei 5 Stelle che hanno provocato la crisi per mere ragioni di divisione interna. Forse i pentastellati torneranno nel nulla da cui vengono, con la loro arrogante incompetenza, guidati da un leader come Conte, inventato al bisogno di una banda di gente eletta deputato o senatore, spesso con pochi voti nella rete di Casaleggio. La prospettiva poi della Meloni, al posto di Draghi, a Palazzo Chigi dilata il disagio di un evento ancora impossibile da immaginare pochi giorni fa. Sono tuttavia le inviolabili regole della democrazia, quelle che ora fanno gongolare gli autocrati alla Putin, in quella Russia dove un simile stravolgente cambio di rotta non sarebbe potuto avvenire perché là comanda uno solo. Ma è meglio tenersi la democrazia, con le sue variabili, che cedere alle sicurezze della dittatura, memori delle parole di Voltaire: "Signore, io vi odio per le vostre idee, ma darei la vita perché poteste sempre manifestarle".