Venerdì 19 Aprile 2024

La prof in cattedra fuori da scuola. "Parlare al computer è triste"

Intervista a Maria Angela Vitali. "Assurdo che gli alunni paghino le colpe di una carenza dei trasporti pubblici. Solo dal vivo riesco a capire i loro problemi"

La professoressa Maria Angela Vitali

La professoressa Maria Angela Vitali

In piedi davanti al portone del liceo scientifico Castelnuovo, a Firenze. Di fronte, cinque studenti, mentre gli altri sono collegati via Meet. Ha fatto lezione così ieri mattina, sul marciapiede, Maria Angela Vitali, docente di matematica e fisica.

Com’è nata l’idea di una lezione all’aperto?

"Siccome gli studenti hanno iniziato a far la didattica a distanza (Dad) di fronte ai loro istituti chiusi, mi sembrava giusto fare la mia parte per dire loro che il disagio che provano è anche il nostro. Anche noi insegnanti viviamo malissimo questa situazione".

Cosa le manca di più quando è collegata via pc con i suoi ragazzi?

"Mi manca di poterli vedere negli occhi, di rapportarmi in modo diretto con loro. Fa rabbia pensare che tutto sia nato per via della carenza dei trasporti pubblici. Per mettere una toppa si è creata una voragine. Gli studenti stanno pagando il prezzo più alto".

La ministra Azzolina ieri ha affermato di essere al lavoro per far riaprire le scuole il prima possibile perché lasciare a casa i ragazzi è una sconfitta. Cosa ne pensa?

"Parole giustissime. Da un ministro dell’Istruzione mi aspetto solo frasi come queste, che condivido appieno. Però alle parole del governo, che tante volte ha insistito sulla centralità della scuola, non sono seguiti i fatti. Alla fine, gli istituti sono stati ancora una volta i primi a chiudere".

Cos’ha provato nel rivedere i suoi studenti?

"Tanta gioia perché io voglio davvero bene ai miei ragazzi. È stata una grande emozione. Entrare nelle classi vuote per poi accendere il pc mi provoca invece un’infinita tristezza. Ho però scelto io stessa di collegarmi da scuola. Da casa riuscirei a far tutto con la connessione di cui dispongo ma non vorrei che qualcuno pensasse che la Dad fa comodo a noi docenti. Non è così: con la didattica a distanza lavoriamo dieci volte tanto".

Come affrontano i suoi studenti queste difficoltà.

"Sono davvero encomiabili. Sempre presenti, attenti e puntuali. Meritano un grosso applauso".

Riesce a capire come vivono questo momento?

"Mi dicono che non sono a loro agio e che vogliono tornare in classe al più presto. Certo, non avrei però la possibilità di cogliere eventuali disagi profondi perché sullo schermo vedo 27 quadratini".

Come organizza i compiti in classe?

"Non è semplice. Propongo attività difficili da copiare, controllo di continuo i riquadri sullo schermo e chiedo loro di spegnere il cellulare. Bisogna dar fiducia a questi giovani".

Crede davvero che dal 4 dicembre potrà riavere in aula i suoi alunni?

"Ci spero davvero tanto".

Ogni tanto l’assale il timore di dover proseguire così fino a giugno?

"A volte sì. Ma questo pensiero lo scaccio subito".