La priorità ora è la tregua Poi verrà la pace

Cesare

De Carlo

Pace giusta o guerra ingiusta? Quindici mesi dopo l’inizio di una guerra che ‘’Foreign Affairs’’ definisce invincibile, si ripropone l’aforisma di Samuel Butler. A una guerra giusta – scrisse lo scrittore vittoriano – va preferita una pace ingiusta. Bene, anzi male. In Ucraina siamo a questo punto. Il Golia russo è sulla difensiva nell’est russofono. Il Davide ucraino sta per lanciare la controffensiva di primavera. E dunque altro sangue, altre devastazioni, altre sofferenze. Con quali prospettive? Nessuna. L’analisi della rivista si rifa a Kissinger. Lamenta quel che è sotto gli occhi di tutti. L’Occidente non ha una strategia. E non l’ha per il semplice motivo che non ha una leadership. Il presidente americano dà un’impressione di inettitudine politica oltre che di fragilità fisica. La sua ultima rovinosa caduta all’Accademia dell’Aviazione – rivela il Wall Street Journal – ha rafforzato fra i democratici la tendenza a cambiar cavallo. Forse non sarà lui nel 2024 il candidato alla Casa Bianca. Appare dunque illusorio che entro i prossimi mesi possa maturare una exit strategy. Conseguenza: l’Ucraina rimane sospesa fra guerra e pace. Per la guerra e per una pace giusta è schierato il coraggioso ma irriducibile presidente ucraino. Per la fine della guerra e per una pace di compromesso e dunque ingiusta si sta muovendo la diplomazia internazionale. Ieri se n’è avuta una doppia conferma. Due le mediazioni simultanee. La prima vede l’inviato del Papa, il cardinale Zuppi, a Kiev. La seconda l’inviato della Ue, Joseph Borrell a Pechino. Zuppi ha dalla sua un’inattesa apertura. Il Cremlino "apprezza" gli sforzi del Vaticano. Borrell ha detto che la Cina "ha molta influenza sulla Russia". Aveva parlato con il potente ministro della Difesa Li Shangfu. Obiettivo iniziale una tregua. Obiettivo finale una pace negoziata sulla base di reciproche concessioni. Vedremo. ([email protected])