
di Marta
Ottaviani
La Russia è sempre più sola. Cina e India, le due grandi potenze emergenti della scena internazionale ed entrambe molto legate a Mosca per diversi motivi, la settimana scorsa hanno votato una risoluzione all’assemblea generale dell’Onu nella quale si fa esplicito riferimento alla "aggressione della Federazione russa dell’Ucraina". Niente operazione militare speciale, come la chiama ancora il Cremlino, dunque, ma un’invasione a tutti gli effetti. Si tratta di un voto carico di significato, perché questo distacco diplomatico arriva in un momento in cui la Russia, come da turnazione, gestisce la presidenza del Consiglio di sicurezza. Fra i 122 Paesi che si sono espressi a favore ci sono i principali membri del G20, che a loro volta sono anche partner commerciali importanti proprio della Federazione Russa. Il voto di Pechino e New Delhi è stato apprezzato dall’Alto Rappresentante Ue per la politica estera, Joseph Borrell. A votare contro sono stati, oltre alla Russia, la Bielorussia, la Siria, il Nicaragua e la Corea del Nord.
E in una guerra che non accenna a smettere, c’è ancora chi crede in una mediazione, anche se per il momento non ci sono né gli estremi, né le fondamenta per avviare un piano di pace. Papa Francesco ha come obiettivo quello di risolvere in modo pacifico il conflitto fra Russia e Ucraina, ma che non ha margini di manovra. Ieri, nel giro di poche ore, da Kiev e da Mosca sono arrivate smentite circa l’iniziativa che starebbe portando avanti la diplomazia vaticana, annunciata dallo stesso Papa Francesco nel volo di ritorno dal viaggio in Ungheria.
L’ufficio presidenziale di Kiev ha dichiarato: "Il presidente Volodymyr Zelensky non ha acconsentito a tali discussioni per conto dell’Ucraina. Se ci sono colloqui, stanno avvenendo a nostra insaputa o senza la nostra benedizione". Anche il Cremlino ha ammesso di non essere a conoscenza di un’iniziativa diplomatica da parte del vaticano. Il portavoce del Presidente Putin, Dmitrij Peskov, ha chiuso la vicenda con poche parole: non ne sappiamo nulla.
Due giorni fa, il Pontefice, di ritorno dall’Ungheria era stato chiarissimo. Rispondendo alle domande dei giornalisti sui colloqui avuti con presidente ungherese, Viktor Orban e con il metropolita Hilarion, Papa Bergoglio aveva detto: "A tutti interessa la strada per la pace. Io sono disposto a fare tutto il necessario. È in corso una missione: ne parlerò quando sarà pubblica". Il Santo Padre aveva poi annunciato un colloquio con il Patriarca Ortodosso di Mosca, Kirill, senza però specificare quando. Le buone intenzioni, insomma, ci sono tutte, ma per parlare di missione è ancora presto. "All’interno dell’apparato – spiegano fonti diplomatiche europee con accesso alla diplomazia vaticana – la questione Russia-Ucraina è stata affrontata più volte e la soluzione di questa guerra è fra le priorità assolute di questo Papa. Ma organizzare una missione è un’altra cosa". Il Papa, inoltre, è l’unico leader mondiale a non essersi ancora recato a Kiev. Un atteggiamento che da alcuni analisti viene letto come equidistanza, da altri come una tattica da parte del Pontefice per accreditarsi come mediatore e apparire affidabile agli occhi della Russia.
"È un Papa che cerca la pace in modo assolutamente onesto, appassionato – continuano le fonti diplomatiche europee –. Ma ad alcuni interlocutori rischia di apparire sbilanciato. Si sta muovendo con le munizioni che ha, che però sono ben poche. Non va però dimenticato quanto la Chiesa stia facendo dal punto di vista umanitario. Il problema è il lato politico e sotto questo punto di vista il Santo Padre è ancora troppo poco ascoltato".