Giovedì 18 Aprile 2024

La prima rettrice del Politecnico "L’ho fatto per le ragazze: osate"

Sciuto, classe 1962, ingegnere informatica in un ambiente di uomini: "Se sei brava ce la fai"

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di Simona Ballatore

"Mi sono detta: devo provarci. Anche per far sì che altre ragazze capiscano che possono osare, andare oltre le barriere o il tetto di cristallo". Donatella Sciuto è la prima rettrice nei 160 anni di storia del Politecnico di Milano. Classe 1962, docente di Ingegneria informatica, già prorettrice, dal 2013 è membro del Consiglio Superiore della Banca d’Italia ed era già stata citata tra le “Inspiring Fifty“, le 50 donne italiane più influenti nel mondo dell’innovazione. Dal primo gennaio sarà la decima donna in carica tra i rettori delle università italiane. Ieri la prima telefonata è stata dedicata alla figlia: "Sono rettrice".

Sorpresa?

"Non pensavo di farcela al secondo turno. Il 17 novembre Lella Costa mi aveva invitato a teatro per la prima di Le nostre anime di notte. “Non posso, ho il ballottaggio“ le avevo detto. E invece... ci andrò".

Un segnale in un ateneo dove le studentesse crescono, ma nella facoltà di Ingegneria rappresentano ancora il 23,6%.

"È uno dei motivi che mi hanno portato a candidarmi, di mia natura non l’avrei fatto. Se tu sei brava e te lo meriti puoi arrivare. Si può fare. È sempre stato il mio motto. Il mestiere penso di poterlo fare: ho già lavorato con due rettori, ho imparato tanto".

È stata la prima candidata a farsi avanti: mai avuto ripensamenti?

"Quando decido non torno mai indietro. Ho ascoltato tante persone per costruire il programma: poter esprimere tutte le diverse anime del Politecnico è per me fondamentale".

Svolta storica, ma su una cosa non si cambia: gli Ingegneri restano al timone al Politecnico.

"Non è mai stato diversamente, ma in futuro chissà. Già essere un’ingegnere donna non è però esattamente mainstream".

Le sue priorità da rettrice?

"Fare crescere le nuove generazioni di ricercatori e di ricercatrici, ovviamente. Dare l’opportunità ai giovani di poter fare carriera accademica e nella ricerca. Sviluppare figure professionali che siano spendibili sul mercato. Lavoreremo sul diritto allo studio, sulle sfide sociali e ambientali, con azioni più forti sul piano della sostenibilità".

Porta la sua firma il piano “Pop, pari opportunità politecniche“. Come potenziarlo?

"Me lo sono “inventato“ nel 2018. L’obiettivo nostro è sempre quello di dare a tutti le stesse opportunità. Abbiamo investito moltissimo sul fronte del benessere psicologico anche prima del Covid. Con il Covid i numeri di studenti che hanno problemi o bisogno di sostegno allo studio sono esplosi. Pari opportunità significa anche aiutarli a crescere umanamente".

E per incentivare le ragazze alle carriere Stem?

"Occorre continuare a lavorare in termini di “empowerment“, dare loro più fiducia, aiutarle nel percorso, sia attraverso un supporto di formazione ad hoc, sia con borse di studio per chi vuole iscriversi a corsi di studio meno frequentati, come il mio, Ingegneria informatica. Lavoriamo poi con le aziende per far sì che ci sia una buona corrispondenza, che le ragazze siano in grado di essere viste nello stesso modo dei ragazzi, spesso sembrano meno “spavalde“. Lo stesso abbiamo fatto con le aziende per la comunità Lgbt".

Carriera alias?

"Dal 2016 la abbiamo. Non è stato così semplice e scontato, ma lo abbiamo fatto".

Nessun ostacolo in questi anni al Politecnico?

"Mai avuti. Ogni volta che mi veniva in mente un’idea bastava metterla in pratica".