È l’uomo forte della Cirenaica, l’area della Libia da dove partono gran parte delle migliaia di migranti che attraversano il Mediterraneo verso l’Italia. Per questo nell’agenda di Giorgia Meloni ha avuto ieri un significato strategico l’incontro di due ore a Palazzo Chigi con il generale Khalifa Haftar, un faccia a faccia saltato a fine gennaio.
La missione di Haftar a Roma era finalizzata a portare avanti il dialogo sulla stabilizzazione della Libia, dove in sostanza due governi, quello di Tripoli e quello non riconosciuto di Bengasi, si contendono il potere in attesa delle elezioni, dopo quelle annullate a fine 2021. Su Haftar da settimane è in corso un pressing da parte degli Stati Uniti, affinché tagli i suoi legami con Mosca e con i mercenari filorussi della Wagner, la cui influenza in Cirenaica preoccupa quanto quella in Sudan. Ora anche l’Italia chiede la collaborazione del generale, comandante in capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), tornato da qualche mese a essere uno degli interlocutori decisivi nel Paese, dove Roma ha anche interessi significativi legati a gas e petrolio.
Fra i temi di reciproco interesse, è stato però il dossier migranti, secondo quanto filtra, quello su cui si è focalizzato l’incontro a Palazzo Chigi. Meloni ha sottolineato la crescita senza precedenti del fenomeno migratorio verso l’Italia: 42.405 persone sbarcate da inizio 2023, quattro volte quelli dei primi quattro mesi dell’anno scorso, secondo i dati del Viminale. Molti partono da una Libia ancora instabile.