Martedì 16 Aprile 2024

La povertà non va chiusa in un loculo

Guido

Bandera

Il popolo non ha pane? Diamogli le brioche.

I poveri non hanno casa? Chiudiamoli in loculi riscaldati, basta che siano tecnologici e “green”.

L’idea dell’ennesima startup di innovativi ricercatori, mi perdoneranno gli amici tedeschi, esalta forse l’ordine e l’efficienza, ma mette in ombra il cuore.

Si dirà: almeno salvano la vita a chi vive all’aperto nell’inverno rigido del Nord Europa.

Sarà pur vero, ma dubito che

un uomo arrivi a rinchiudersi

lì dentro se non per disperazione.

Mi pare poi che nel costruire queste specie di cucce per homeless si tenga più al rispetto dell’ambiente, tutelato da un bel pannello solare, che alla dignità umana. Perché, scartata l’illusione che sia possibile abolire la povertà, per affrontare il problema crescente, in tempi di coronavirus, ci vogliono ancora cose dimenticate come una politica sociale, il vecchio malandato welfare. E anche così non sempre se ne esce.

Ne sa qualcosa Milano, con i suoi oltre 12mila diseredati per strada. In città le composte e pudiche file di affamati in attesa di un pasto al Pane quotidiano si allungano ogni giorno a causa della pandemia economica seguita al Covid. Eppure nessuno fra i volontari che servono il cibo si sognerebbe mai di mancare di rispetto a chi ha di fronte. Si battono tutti per preservare la dignità, non per chiuderla dentro una specie di sarcofago.