Mercoledì 24 Aprile 2024

La politica di Francoforte è un boomerang

Raffaele

Marmo

è da sperare che il fallimento della Silicon Valley Bank faccia desistere Christine Lagarde e i falchi tedeschi e nord-europei della Bce dal dare ulteriore corso all’improvvido programma di aumento dei tassi. Le banche europee sono certamente stabili, ma vale ugualmente la pena non offrire occasioni di contagio all’espansione della bolla finanziaria dagli Usa al Vecchio Continente. Sarà un caso (ma tendiamo a non ritenerlo tale), ma con l’esplosione del caso Svb tornano profetiche le parole del governatore di Bankitalia di qualche giorno fa. "Non apprezzo – ha ammonito Ignazio Visco - le dichiarazioni dei miei colleghi su futuri e prolungati rialzi dei tassi. Non so, non sappiamo abbastanza". E se il riferimento del numero uno di Palazzo Koch era per la non coerenza tra l’andamento, comunque, discendente dell’inflazione e la politica monetaria della Banca centrale europea rigida e drasticamente restrittiva sui tassi, a maggiore ragione il suo avviso ai naviganti vale oggi di fronte al rischio che si propaghi l’incendio californiano all’Europa e ai suoi istituti di credito.

Per dirla diversamente, anche senza e prima del crollo della banca americana, non solo non c’erano adeguate ragioni a sostegno dell’incremento dei tassi, ma, semmai vi erano motivi per temere che l’operazione si rivelasse un boomerang o nel contribuire alla recessione o nel frenare la crescita. Ebbene, figuriamoci oggi con quello che è accaduto Oltreoceano quanto siano rafforzati i motivi che dovrebbero sconsigliare nuovi e prolungati interventi sui tassi. Rialzi continuativi non potrebbero, infatti, non avere effetti non solo sulla liquidità delle imprese, ma anche sui timori dei mercati finanziari rispetto al rischio bolla. E, dunque, sulla stessa capacità di credito delle banche europee. Un avvitamento con pericoli esponenziali che la Bce è tenuta a evitare, pena la validità della sua stessa funzione politica di Banca europea.