
di Alessandro Farruggia
"Io non ho ritrattato niente. Quel 27 giugno 1980 avvenne un atto di guerra sui cieli italiani. Su questo non ci sono dubbi. Qualcuno sparò e colpì un aereo italiano uccidendo 81 persone. E se non è un atto di guerra questo...". Solido nei suoi 85 anni, Giuliano Amato va alla stampa estera e davanti ai cronisti di mezzo mondo su Ustica non indietreggia. Tranne su un punto, l’attribuzione a Bettino Craxi della “soffiata“ che avvertì Gheddafi dell’agguato ai suoi danni.
"È un errore – ammette con levità – segnalato anche dai figli di Craxi. Inizio ad avere una certa età e ho ammesso che non sono in grado dire se l’errore l’ho fatto io o se lo fece chi mi disse che Craxi informò Gheddafi. È invece un fatto che lo informò nell’86 in occasione del bombardamento di Tripoli". Ma, detto questo, Amato non deflette. "Mia moglie mi ha detto “dovevi evitare, alla tua età“. Forse ha ragione, ma dovete capire che una persona di 85 anni ragiona avendo in mente qualcosa di diverso dalla cronaca politica, inizia a pensare che ha davanti poco tempo e a chiedersi se c’è qualcosa di incompiuto. E Ustica è uno dei temi suoi quali sento che la mia vita è incompiuta. Ed è per questo che ho parlato. Non ci sono secondi o terzi fini, vantaggi per una o un’altra parte politica. Solo fare il possibile per raggiungere la verità su un tema che mi è caro".
Da qui l’appello a Macron "al quale non ho certo detto di chiedere scusa, mica sono scemo, ho detto di approfondire la questione e se la responsabilità risultasse fondata, allora sì, chiedere scusa". "Mi sono rivolto a Macron – spiega – perché il punto centrale è se fu dall’aeroporto francese di Solenzara o da navi francesi che partì l’aereo responsabile del fatto, e Macron ha interesse a rispondere e a non nascondere alcunché perché all’epoca aveva due anni e mezzo. A lui direi: abbiamo la fortuna di avere te come presidente della Francia in questo momento, tu che sei il più libero per occuparsi di questa vicenda, per pacificare il mondo in cui viviamo e ancora più legarti ai giovani ai quali poter dire: vi consegno un mondo in cui i misteri sono finiti e le verità si cercano, non si lasciano sotto il tappeto". Perché Amato non ci sta a passare per antifrancese ("l’unica questione ancora aperta tra me e la Francia è la testata di Zidane a Materazzi"), ma a Macron, alla nuova politica, chiede una operazione verità.
"La politica – dice l’ex premier – può fare ancora molto, se vuole, per chiarire la vicenda di Ustica e non è detto che sia necessariamente la politica italiana, potrebbe anche essere quella francese: se ho il dubbio che 40 anni fa da un mio aeroporto sia partito un aereo che, pur involontariamente, ha compiuto un disastro simile, non ho bisogno che me lo chieda l’Italia per intervenire. Al giovane presidente Macron mi rivolgo quindi da amico invitandolo a liberarci dalla questione Solenzara".
Nell’attesa – che si annuncia eterna, viste le reazioni da Parigi e il gelo di Roma – spezza una lancia anche per un pentimento di qualche altro protagonista della vicenda. Perché, anche se non lo ammette, il Dottor Sottile sa che l’appello all’Eliseo è destinato a cadere nella polvere.
"Il tempo stringe, in tanti protagonisti se ne sono già andati. magari chi ha guidato un aereo – dice con un velo di sconforto – potrebbe voler dire fino a che è in tempo: ero io alla cloche di un velivolo che quella notte era tra gli altri a ronzare attorno al Dc9. Chi è ancora vivo e vuole oggi mettersi nella condizione di andarsene da questo mondo con la coscienza senza pesi, parli. Non mi aspetto che altri appelli o inchieste possano ancora incidere su questa vicenda". Poi l’ex presidente del Consiglio si sofferma su altri due casi. La strage di Bologna ("non ne so abbastanza, so quello che sappiamo tutti"). Riaprirebbe anche quel dossier? "Non sono in grado di dire una cosa simile". E sulla scomparsa di Emanuela Orlandi: "È impressionante, nonostante anche il Pontefice abbia detto che dobbiamo arrivare" alla verità, "non sappiamo praticamente nulla. È ancora un quesito aperto".
Lui con gli appelli ci ha provato ora tocca alla carta della disperazione. La confessione di uno dei protagonisti. Auguri.