Giovedì 18 Aprile 2024

La poesia e l’operazione Tramonto In nome di Nadia lo hanno preso

I versi di una delle bimbe di via dei Georgofili scelti dal Ros per dare il nome all’operazione cattura

Migration

di Erika Pontini

Quando agli arresti nella caserma dei carabinieri ha visto la poesia incorniciata Matteo Messina Denaro ha abbassato lo sguardo.

Ogni mattina nella caccia senza sosta e senza notti all’ultimo dei boss, i militari ’in catena’ – come in gergo si chiamano i Ros – guardavano il quadretto dove avevano incorniciato la poesia "Tramonto" di Nadia Nencioni, la bimba fiorentina di 9 anni, barbaramente uccisa insieme a babbo Fabrizio, mamma Angela e Caterina, la sorellina di 50 giorni, nell’attentato ai Georgofili. E ogni volta che il filo delle ricerche si spezzava, e toccava ricominciare da zero la sfida al padrino di Castelvetrano, quell’immagine, le sue parole innocenti ("il tramonto si avvicina"), "erano un monito, uno stimolo ad andare avanti nelle indagini", racconta oggi il colonnello Lucio Arcidiacono, comandante del primo reparto investigativo del Raggruppamento speciale che lunedì ha fermato materialmente ’U Siccu’ nella clinica La Maddalena di Palermo.

"I carabinieri l’hanno appeso alla parete dell’ufficio ormai tanti anni fa – ricorda l’ufficiale –, quella storia ci ha sempre toccati da vicino e ci ha motivati".

Un patto tacito alla memoria di una giovanissima vittima innocente. Prima o poi le avrebbero reso giustizia.

E nella serata del giorno della cattura gli investigatori hanno voluto che il boss vedesse quell’immagine simbolica dopo un trentennio di latitanza e sangue.

"Ha abbassato lo sguardo, così mi hanno riferito", dice Luigi Dainelli, lo zio delle bimbe. Lui e la moglie vennero svegliati nel cuore di quella notte di tregenda, il 27 maggio, e accompagnati in obitorio. "C’erano i corpi dei nostri parenti, li dovemmo riconoscere". Lo strazio, il dolore. Il ricordo delle bambine festose alla Romola, dove abitano i Nencioni. "Caterina l’avevano appena battezzata, la domenica precedente alla bomba. E’ questo il nostro ultimo ricordo".

Adesso che il padrino è in carcere, al 41 bis a L’Aquila, sapere che l’indagine è stata comunemente ribattezzata "Tramonto" emoziona lui e sua moglie. "Una carezza alle bimbe, un modo per sottolineare il tramonto di questa mafia", chiosa.

Nadia, la poesia, l’aveva scritta tre giorni prima di essere uccisa. "Ce la portò a casa la maestra dopo i funerali e io, in questi anni, l’ho pubblicata sul sito dell’Associazione, la pagina di quaderno è diventata un monumento in un parco, e ne ho fatto alcune copie plastificate. Le porto nelle scuole quando parlo ai ragazzi della mafia, di cosa è accaduto, per conservare memoria". Dainelli sospira: "Non ci può essere memoria senza verità e adesso spero che Messina Denaro parli, costi quello che costi allo Stato, dica ciò che sa sulle stragi per fare luce sui tanti interrogativi ancora aperti, come la trattiva Stato-mafia".

A distanza di trent’anni nessuno ha dimenticato, sarebbe stato impossibile. E anche l’ultimo padrino è stato costretto a ricordare. In quel quadretto, in quel disegno di bambina c’era in fondo la storia della sua vita. In quelle parole che oggi, trent’anni dopo, suonano simboliche. "Il tramonto si avvicina".

Sul boss stragista, erede del capo dei capi, è calato il sole.