La pensionata a pezzi nella vasca Arrestata la figlia: ho fatto un disastro

La donna, 58 anni, incastrata dalla sorella che non riusciva a sentire la madre. "Ha smesso di soffrire"

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di Monica Autunno

e Barbara Calderola

MELZO (Milano)

"Ho combinato un disastro". La mezza ammissione alla sorella captata dagli investigatori è il primo flash che fa luce sul giallo di Melzo. Per la procura di Milano a tagliare a pezzi la madre, Lucia Cipriano, 84 anni, è stata la figlia maggiore della pensionata, Rosa Fabbiano, da ieri in cella a San Vittore con l’accusa di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. "Così ha finito di soffrire", ha detto a Loredana, arrivata da Trento giovedì mattina per accertare le reali condizioni della mamma che non riusciva a contattare da settimane. Le due donne si danno appuntamento sotto al portone della casa in via Boves, salgono, le finestre sono aperte e sui mobili ci sono profumatori d’ambiente, stranezze che insospettiscono la sorella minore, ma il castello di bugie di Rosa crolla quando Loredana chiede di andare in bagno. È li che a fine marzo, secondo il medico legale, si sarebbe consumata la tragedia. Una fine orrenda per l’anziana sigillata nella vasca da bagno con il cellophane e il nastro isolante, finché non è soffocata. Poi, la 58enne le ha tagliato braccia e gambe con una sega da falegname ritrovata nell’appartamento. Ma Rosa non si è fermata lì: ha decapitato la madre e, infine, ha fatto finta che nulla fosse successo.

A Loredana, al telefono, raccontava che la mamma si era appena addormentata, o che era uscita. Alla fine aveva deciso di dire che l’aveva ricoverata in casa di riposo, vicino a lei, a Mediglia, altro centro dell’hinterland dove l’assassina viveva con il marito invalido. La coppia ha due figli. Secondo gli inquirenti le ragioni del delitto sarebbero da ricercare nel difficile contesto familiare della figlia assassina che si divideva fra i problemi gelosamente custoditi nel perimetro della villetta che i coniugi avevano costruito con tanti sacrifici e quelli della madre, che soffriva di demenza senile. Non certo nel patrimonio dell’anziana, che viveva modestamente. Rosa si occupava di tutti, senza l’aiuto di nessuno. Aveva raccontato a Loredana che una badante aveva rinunciato all’incarico per problemi di carattere della mamma. Il 12 aprile una vicina aveva chiamato per dire che vedeva fumo uscire dal bagno e sentiva puzza di bruciato: erano i vestiti della vittima che la figlia voleva eliminare. I resti sono stati ritrovati nell’abitazione.

Le indagini si sono orientate subito in ambito familiare, Rosa, operaia in un maglificio, dopo un tentativo di fuga seguito all’ammissione con Loredana bloccato dai carabinieri, si è trincerata dietro a un silenzio impenetrabile. Lo stesso nel quale ha custodito il suo terribile segreto per un mese e mezzo. Non ha spiegato le ragioni di un gesto tanto efferato neanche al pm Elisa Calanducci che nella notte ha disposto il fermo.