Giovedì 18 Aprile 2024

La pazzia della politica divisa

Michele

Brambilla

Lo spettacolo che stanno infatti offrendo in questo momento difficile (non voglio usare il termine "drammatico") è un deprimente "tutti contro tutti". Ricordate i buoni propositi di inizio pandemia? I nostri politici giuravano che sarebbero stati una cosa sola contro il virus, per il bene del Paese. È durata poco. Pochissimo.

Non c’è nessuno che vada d’accordo con nessuno. Il governo prende provvedimenti, e l’opposizione prima diceva sempre no, ora promuove fra i sindaci di area raffiche di ricorsi al Tar. Ma perfino la maggioranza non va d’accordo con se stessa, come ha spiegato ieri, in questa pagina, Raffaele Marmo, e come risulta evidente oggi dall’intervista a Renzi che pubblichiamo a pagina 7. E non è tutto: lo scontro è anche fra potere centrale (il governo) e quelli periferici, le regioni, i cui presidenti hanno contestato questo ultimo Dpcm.

Ora. Premesso che w la democrazia e l’opposizione è giusto che faccia l’opposizione eccetera, alcune cose vanno puntualizzate. E cioè che quando si contesta una misura, bisognerebbe proporne una alternativa. Questo giornale ritiene, e lo ha scritto, che il governo abbia gravi colpe: per non aver mai voluto davvero la collaborazione con l’opposizione, e soprattutto per aver buttato via sette mesi in cui poteva e doveva preparare meglio il Paese a una seconda ondata che era scontata.

Ma dall’opposizione ora vorremmo, più che ricorsi al Tar che rischiano soltanto di gettare il Paese nel caos, un vero piano alternativo a questo semi-lockdown: piano che finora non abbiamo mai visto. Quanto alle regioni, è singolare che a contestare queste parziali chiusure siano alcuni "governatori", come ora si fanno chiamare, che fino all’altro ieri accusavano Roma di non intervenire per chiudere tutto.

Insomma il sospetto è che stiano tutti pensando più ai sondaggi e alle future elezioni che non al bene degli italiani. E che quindi oltre ad essere mal unidos sono soprattutto locos, pazzi.