Giovedì 25 Aprile 2024

La pattinatrice e la perfezione (che non esiste)

Matteo

Massi

a perfezione non esiste. Semplicemente, a 14 anni ho fatto qualcosa che nessuno si aspettava". Lei è Nadia Comaneci. La prima ginnasta a ottenere un 10 nella storia delle Olimpiadi. Lei è l’eccezione (andò a Montreal con la sua bambola preferita e lasciò a casa il poster di Alain Delon). Ma se l’eccezione, almeno da un punto di vista anagrafico, diventa la regola?

Le immagini della pattinatrice russa Kamila Valieva, 15 anni, che cade due volte (dopo una settimana ad alta pressione per le accuse di doping), perde la medaglia olimpica a Pechino e scoppia in lacrime dopo i rimproveri della discussa allenatrice, colpiscono anche l’osservatore più imperturbabile. Ha senso costruire, come in una fabbrica, ragazzini per farli diventare campioni? Se lo chiede ora anche il Comitato Olimpico che, come la Federghiaccio italiana, ragiona sull’alzare i limiti d’età (17-18 anni) per partecipare alle Olimpiadi.

Il punto forse non è solo anagrafico. Ma sta proprio in quello che dice la Comaneci che non ha avuto una vita facile anche con le medaglie al collo: la perfezione non esiste. Non esiste a quarant’anni, figuriamoci quando si è ragazzini. Accettare di fare i conti con le imperfezioni, gli errori, le cadute è una lezione, l’unica (e la migliore) che qualsiasi tipo di allenatore o allenatrice dovrebbe dare al ragazzino o alla ragazzina che si trova davanti per farlo crescere davvero. È una lezione che vale nello sport, quanto nella vita. È necessario essere inflessibili, ma non disumani. Né tantomeno si può esserlo con una 15enne. E l’abbraccio consolatorio del presidente del Cio, Thomas Bach, a Kamila vale più di qualsiasi frase di circostanza. Soprattutto segna una distanza siderale dallo sguardo glaciale dell’allenatrice della Valieva che si è limitata a pronunciare una sola frase, riferita alla medaglia e non alla sua allieva in lacrime: "Perché l’hai lasciata andare?".

Ecco, in tutta questa vicenda, a mancare sono i fondamentali. Non del pattinaggio artistico su ghiaccio, ma dei principi educativi.