Mercoledì 24 Aprile 2024

La partita sul Baltico contro la Cina

Roberto

Giardina

Come in un vecchio film di Hollywood, arriva il lieto fine per il Nord Stream, il gasdotto del Baltico. Un happy end che a molti non piace. Ma la Realpolitik ha le sue regole, pragmatiche, perfino ciniche. Nel suo ultimo impegno all’estero prima della pensione, Frau Merkel coglie un trionfo. La Pipeline sul fondo dell’Ostsee fornirà gas russo alla Germania e all´Europa Occidentale. Un regalo d´addio alla signora da parte di Joe Biden? Subito dopo Frau Angela ha telefonato a Putin: non si sopportano, ma questa volta hanno vinto insieme. Donald Trump era stato durissimo, minacciando con successo di boicottare le imprese impegnate nei lavori. Una condanna al fallimento. Biden, all´inizio, si era mostrato irremovibile come il cattivo Donald, infine ha temuto che i tedeschi fossero decisi a andar avanti a tutti i costi, non era possibile bloccare un’opera gigantesca giunta quasi alla fine (sarà completata entro agosto). Meglio evitare una prova di forza disastrosa.

Il voltafaccia provoca le reazioni di Polonia e di Ucraina: il Nord Stream è una minaccia, destabiizza la Mitteleruopa, e indebolisce gli occidentali. Il gasdotto lungo il Baltico, voluto da Gerhard Schröder d´intesa con l´amico Putin (si danno del tu) rende secondari i gasdotti attraverso la Polonia e l’Ucraina, ed evita il perenne ricatto di Varsavia e Kiev. Ma la partita del Baltico è più complessa, e si gioca contro la Cina. Biden ha capito come sfruttare la situazione. È preoccupato delle crescente influenza di Pechino in Europa, spera che i tedeschi non si lascino sedurre dai cinesi, non troppo, e il gasdotto finisce per legare anche Putin all’Occidente, Lo rafforza, ma lo rende dipendente. La Germania ha bisogno di energia, la Russia di dollari e euro. Si sacrifica l´Ucraina? L’accordo non la dimentica, avrà soldi quanto basta. Ma nella partita globale era solo una pedina.