La palla passa ai prefetti. Ma senza poteri

Dopo otto mesi di pandemia e decine di task force (l’ultima è di 300 persone), dpcm a manetta (quello di domani è il 19esimo), gaffes a ripetizione ("apriamo le scuole la domenica", copyright Paola De Micheli, recentemente autodefinitasi "la Kamala Harris del Pd"), ministri considerati incapaci dagli stessi partiti di maggioranza che invocano il rimpasto (in queste ore la voce si è fatta sempre più insistente), si viene ora a sapere che il Conte II intende affidare la gestione dell’emergenza ai prefetti. Saranno loro a prendersi sulle spalle la grana della riapertura delle scuola decidendone orari eventualmente da scaglionare, a organizzare i trasporti, a presiedere le conferenze dei servizi.

I prefetti sono i rappresentanti del governo sul territorio quindi in teoria non ci sarebbe da stupirsi troppo. Ma proprio qui sta il punto: se la soluzione era così facile, perché viene in mente solo adesso dopo otto mesi di brutte figure? Non ci potevano pensarci prima?

In attesa di esaminare il testo del Dpcm nel quale saranno dettagliati i nuovi compiti dei funzionari, non si capisce bene se la nuova strategia governativa sia l’arma finale contro il virus o l’arma della disperazione. Per essere realmente incisiva la riforma dovrebbe infatti comprendere non solo l’attribuzione di nuovi compiti, così’, sulla carta, armiamoci e partite, ma strumenti legislativi che mettano in grado i prefetti di bypassare i tanti steccati che la burocrazia dissemina in giro. I prefetti dovrebbero diventare una sorta di supercommissari locali ma con le regole di ingaggio attuali non sarà possibile. Saranno quindi messi in condizione di operare? E se si (molto difficile) saranno in grado di farlo?

Lo capiremo entro brevissimo ma da quello che per il momento trapela la mossa governativa pare più che altro l’intenzione di buttare la palla in tribuna, di caricare sull’amministrazione la responsabilità di scelte che la politica non sa assumere.

Si mette in atto in sostanza la stessa operazione che stiamo osservando con le task force. I politici sono poco adatti, e allora chiedono il rimpasto come sta accadendo in queste ore, ma sono deboli e il rimpasto non sanno imporlo o gestirlo. Si ricorre così ai tecnici, che accrescono la confusione e portano all’inconcludenza. Non è un caso che i piani del Recovery Fund ancora non ci siano. In tutto il mondo si discute di programmi per il rilancio, da noi sull’ora in cui fare la messa di mezzanotte. La verità l’ha riassunta ieri Matteo Renzi a Conte, con il suo solito sapido spirito toscano: "Trecento consulenti per la task force? Basterebbe avere un governo".