Mercoledì 24 Aprile 2024

La pace di Zelensky: "Summit a Kiev in luglio"

Più che spiragli di pace, dall’Ucraina arrivano segnali di consolidamento delle posizioni. Se non sul campo, a livello diplomatico, come si affretta a prendere nota anche la Santa Sede. Prova provata dell’aria che tira è la proposta del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, di un summit internazionale, da tenersi in luglio a Kiev – a 500 giorni dall’invasione russa – per discutere la formula di pace proposta dall’Ucraina. Un prendere o lasciare per Mosca e anche per il Vaticano che, almeno fino all’udienza di Zelensky dal Papa, si era convinto di poter giocare un ruolo di mediazione per addivenire alla pace.

E invece non sarà questo il compito del cardinale Matteo Zuppi, nel 1992 peacemaker in Mozambico e sempre più Uomo della Provvidenza del Papa che, dopo averlo nominato al vertice dei vescovi italiani, riluttanti alle sue riforme, l’ha chiamato a "contribuire ad allentare le tensioni del conflitto". Il suo nome supera i veti incrociati di Kiev e Mosca, ma tempi e modalità della missione, annunciata d’impulso da Bergoglio sul volo dall’Ungheria, restano da definire. Quel che colpisce è la messa in primo piano della ’diplomazia parallela’ di Sant’Egidio – don Matteo ne è espressione – al posto della Segreteria di Stato, un tempo interlocutrice unica dei Paesi terzi. Certo la nuova costituzione vaticana ne prescrive il passo di lato. E di per sé il segretario di Stato, Pietro Parolin, sa far buon viso a cattiva sorte. Eppure l’ultimo intervento dello stesso cardinale sulla "pace giusta" si sposa più coi proclami di Kiev che con l’equavicinanza del Papa.

Giovanni Panettiere