La moglie di Calenda: "Io, malata oncologica salvata da un 20enne"

Giornata del trapianto: Violante Guidotti Bentivoglio racconta la sua esperienza con la leucemia

Violante Guidotti Bentivoglio e il marito Carlo Calenda (Ansa)

Violante Guidotti Bentivoglio e il marito Carlo Calenda (Ansa)

"Nel mio cuore ci sono mio marito, i miei figli e il mio donatore. Il mio donatore è il mio angelo custode". Così Violante Guidotti Bentivoglio, moglie di Carlo Calenda (insieme nella foto), racconta durante il convegno dedicato al trentesimo anniversario dell’Associazione donatori midollo osseo (Admo), il suo percorso di malata oncologica che comincia nell’agosto 2017, quando riceve una doppia diagnosi di leucemia e tumore al seno. "Sono stata curata e sono andata in remissione, ma dopo 6-7 mesi ho avuto una recidiva della leucemia e sono stata costretta a sottopormi a un trapianto di midollo osseo", afferma.

Quello di Guidotti Bentivoglio è un caso fortunato: in un paio di settimane viene identificato un donatore compatibile. "Era un donatore giovanissimo, di 20 anni, con il quale ho stretto una relazione a distanza; per quello che è possibile, dal momento che sono donatori anonimi". Ogni anno, in occasione del giorno del trapianto, "gli scrivo una lettera e gli racconto quello che è successo, quello che mi ha portato quell’anno. Lui mi ha salvato la vita".

Il rapporto tra donatore e ricevente è uno degli aspetti critici, secondo Guidotti Bentivoglio del sistema del trapianto di midollo osseo. "Purtroppo la donazione ha un elemento carente: quello di non permettere la gratitudine dei pazienti nei confronti di chi, con un gesto tutto sommato molto semplice ma anche molto difficile, ha salvato loro la vita".