Mercoledì 24 Aprile 2024

La missione Meloni in Polonia "Siete un baluardo" E oggi l’Ucraina

Vedrà Zelensky dopo la bufera suscitata dalle parole di Berlusconi. Ieri la tappa a Varsavia, più forte l’asse con i sovranisti dell’Est. In serata lunga telefonata con Biden sul sostegno a Kiev

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di Antonella Coppari

Giusto il tempo di salutare Biden, e Zelensky accoglie Giorgia Meloni. Un incontro in agenda da tempo, ma che assume un significato particolare visto il momento in cui cade. Bisogna dissipare le ombre addensate dalle esternazioni di Berlusconi, suonate forse più filo-Putin di quanto lui stesso intendesse fare. La premier è pronta a prodigarsi, affermando a chiare lettere il contrario di quanto sostenuto dall’inaffidabile alleato. Insomma, oggi al suo ospite dirà che non esiste nessunissima responsabilità dell’Ucraina nella crisi e nell’invasione russa. L’Italia è saldamente schierata con gli aggrediti "a trecentosessanta gradi – come ha sottolineato ieri – Ci siamo stati e ci saremo". Concetto ribadito in una lunga telefonata con il presidente americano. Biden, atterrato a Varsavia, ha aggiunto di "non vedere l’ora di dare il benvenuto" alla premier italiana a Washington.

In realtà, il solo elemento in sospeso riguarda la richiesta di inviare caccia da combattimento. Sarebbe un vero e proprio salto di qualità: il passaggio dalle armi di difesa a quelle di offesa, che per il Cavaliere costituisce la frontiera invalicabile. Non è sicuro che Zelensky li domandi, nel caso la risposta italiana dovrebbe essere – salvo colpi di scena – nella sostanza negativa, almeno per il momento. Anche senza contare lo scontro nella maggioranza, il rischio di incidenti devastanti è considerato a Palazzo Chigi troppo alto. Epperò, l’Italia oltre a fornire i sistemi di difesa, garantirà comunque i sistemi antimissile Samp-T e permetterà l’invio dei caccia del consorzio composto da Gran Bretagna, Italia, Spagna e Germania che produce l’Eurofighter Typhoon. Affinché questi più efficaci caccia di combattimento vengano inviati ad altri paesi è necessario che nessun consorziato si opponga e l’Italia non lo farà. In contemporanea con la visita, comincia l’invio di materiale elettrico "che servirà circa tre milioni di persone" si precisa, oltre ai mezzi dei vigili del fuoco. Insomma, la premier punta a uscire dal colloquio odierno a Kiev, che si svolgerà nel primissimo pomeriggio dopo la visita a Bucha e Irpin e culminerà in una cena offerta dal capo ucraino, consolidando l’immagine del nostro paese come quello che più di ogni altro sostiene l’Ucraina ad Occidente, come la Polonia lo è ad Oriente.

Nella tappa di ieri a Varsavia, Meloni e l’omologo polacco, Mateusz Morawiecki, si sono trovati in perfetta assonanza per quanto riguarda la guerra: "abbiamo parlato di rifornimenti d’armi", dice Morawiecki. L’intesa però non si limita solo all’Ucraina. Al termine dell’incontro (seguito da quello con il presidente polacco Andrzej Duda) i due premier, che sono i principali esponenti della destra a Bruxelles, hanno illustrato una comune visione dell’Ue in stile ’sovranista’. "Pensiamo a un’Europa delle patrie, di Paesi forti e non di visioni utopistiche, federaliste e centralistiche", scandisce il polacco. Gli fa eco Meloni: "Lavoriamo per una Europa che sia un gigante politico e non burocratico, in cui viga il principio di sussidiarietà. Non faccia Bruxelles quello che può fare meglio l’Italia o la Polonia ma faccia quello che Roma o Varsavia non possono fare da sole".

Pieno accordo anche sul nodo della discordia: l’immigrazione. Hanno trovato il modo per risolvere il rebus: basta dare importanza "ai movimenti secondari", cioè alla distribuzione di chi arriva, bisogna concentrarsi "sui movimenti primari", ovvero sugli ingressi in sé. Una volta bloccati quelli, difendendo i confini esterni e smettendo "di confondere i profughi con gli immigrati", il problema della distribuzione non si porrà più. Non sono parole in libertà, è un progetto preciso che sia Giorgia che Mateusz perseguono e che può prendere quota proprio grazie al conflitto in Ucraina che ha moltiplicato il peso specifico dei paesi dell’Est.