La minaccia di Mastella "Sciopero della fame contro il bavaglio ai piccoli"

Migration

di Nino Femiani

"Alcuni partiti stanno monopolizzando gli spazi televisivi, è uno scempio. La democrazia è parità di accesso. Inizierò uno sciopero della fame se le regole dei talk elettorali dovessero essere disattese".

Clemente Mastella, leader di Noi di Centro è arrabbiato per l’esclusione dei ‘piccoli’ dai confronti televisivi più seguiti. Una protesta in stile pannelliano?

"Lo sciopero della fame l’ho già fatto".

Quando?

"In una vertenza con la Margherita, se non ricordo male nel 2001, per un riparto di fondi".

Ora però lei parla addirittura di strappo democratico.

"In una campagna elettorale già così difficile e faticosa per i piccoli partiti, si aggiunge lo sgambetto dei talk televisivi. È la fine della democrazia. Ecco perché la mia minaccia non è una farsa, ma è vera".

Che tipo di talk chiede?

"Qui non si tratta di fare il duello a due o il confronto a quattro. Si tratta di garantire a tutti una competizione trasparente".

Già si sussurra di un faccia a faccia Letta-Meloni a Porta a Porta.

"Non me ne frega nulla degli accordi che ha preso Vespa. Bisogna rispettare le regole. Mi rendo conto che il duello Letta-Meloni sia intrigante dal punto di vista giornalistico, ma la democrazia ha il suo recinto e non si può abbattere".

Con chi ne ha parlato?

"Ho chiesto all’AgCom di vigilare e di far rispettare la normativa. Credo che vada dato uno spazio che ognuno gioca a modo suo. Letta se lo vuole impiegare nell’uno contro uno con la Meloni? Libero di farlo. Ma date anche a me lo stesso tempo televisivo, in un orario decente".

Che impressione ha di questa prima fase di campagna elettorale?

"Pessima, forse era meglio avere un governo balneare".

Addirittura?

"Stiamo pagando la sciocchezza politica di Di Maio che avrebbe dovuto aspettare ottobre, non avendo i numeri per garantire la continuità di Draghi. E votiamo quando circola ancora il Covid, mentre le amministrative 2021 le spostammo di mesi per consentire ai candidati sindaco di organizzare la campagna elettorale. E, inoltre, ci troviamo davanti alla fiera delle ipocrisie".

Le ipocrisie di chi?

"Di Letta che imbarca Fratoianni, uno di quelli che ha fatto cadere Draghi. Di questo Terzo Polo, costruito con gli scarti degli altri, che immagina di saltare tutto al Senato pensando di essere decisivo per la maggioranza a Palazzo Madama".

Lei invece che scenario ipotizza?

"Se mancano i numeri, più probabile un accordo tra Lega e M5S che uno tra Terzo polo e centrodestra".

Noi di Centro, aveva cercato di allearsi con Calenda e Renzi. Azione e Iv stanno insieme, lei è fuori.

"I renziani hanno una cinquantina di parlamentari, ne porteranno in parlamento una decina. Eleggere qualcuno dei miei per loro era molto complicato. Noi di Centro si presenta in tutt’Italia, un piccolo miracolo. Io non so quando prenderemo, mi appello a tutti i democristiani di ogni ordine e grado, io sono con Casini l’ultimo dc della prima repubblica. Per intanto puntiamo a conquistare un seggio con mia moglie Sandra, impresa difficile, ma ci proviamo".

Lei ha detto: faremo i conti il 26 settembre, a livello nazionale e regionale.

"Le elezioni saranno uno spartiacque. Io avevo immaginato una grande alleanza al Sud con De Luca ed Emiliano, ma loro hanno deciso di mettere i loro nomi, gli altri sono rimasti appiedati e la storia si è chiusa. La santabarbara la vedrò esplodere nel Pd se Letta non vince. La corrente di Base riformista di Lotti e Guerini è stata fatta fuori in Campania, mi aspetto scintille. E io guarderò i fuochi d’artificio dalla riva del fiume".