La Milano da bere saluta il suo sindaco Tognoli

Morto a 82 anni il primo cittadino socialista negli Anni di piombo e prima di Tangentopoli. Fedelissimo di Bettino Craxi, ridisegnò il volto della città

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di Gabriele Moroni

Incrollabilmente socialista (aveva dato ai figli i nomi di Anna e Filippo, omaggio alla Kuliscioff e a Turati, numi tutelari del socialismo ambrosiano), incrollabilmente legato al Psi di Bettino Craxi, fieramente milanese. Sindaco amato e votato, Carlo Tognoli è morto ieri a 82 anni. Nato a Milano il 16 giugno 1938, Carlo vive con la famiglia in viale Romagna. Sono gli anni durissimi della guerra. Nel 1942 il padre, richiamato, parte per la Russia e non farà più ritorno. Diploma di perito chimico. Impiego in una azienda farmaceutica. Studi mai completati alla Bocconi.

È il 1957 quando si avvicina gli ambienti socialisti. L’anno prima i carri armati sovietici sono entrati in Ungheria. Pietro Nenni guida il Psi sulla via del distacco dal Pci di Togliatti. Fra i giovani emergenti del socialismo meneghino è già un riferimento un ragazzone immenso, precocemente calvo, che all’anagrafe fa Benedetto, ma è già Bettino Craxi. Dal ‘58 al ‘62 il giovane Tognoli lavora nel partito come dirigente giovanile. Dal ‘60 al ‘70 fa pratica di amministrazione a Cormano. Per un anno è segretario cittadino. Dal 1970 è assessore al Comune di Milano.

Nel maggio del 1976 succede a Aldo Aniasi come sindaco di Milano (il più giovane nella storia della città). La crisi economica della fase post industriale. La violenza degli scontri politici. Il terrorismo che bussa alle porte. Tognoli e i suoi amministratori individuano i campi di intervento. L’urbanistica con la messa in cantiere delle linea 3 della metropolitana, il prolungamento della linea verde e della rossa, i lavori del Passante ferroviario. Le iniziative culturali. Il rinnovarsi della grande tradizione della moda. Nel 1980 Tognoli è rieletto sindaco con 57mila preferenze. Lo stesso anno vengono assassinati il giudice Guido Galli e il giornalista Walter Tobagi. Notte fra il 29 e il 30 luglio. A Palazzo Marino è appena terminato il primo consiglio comunale della nuova giunta. Tognoli è ancora nelle sue stanze quando una Fiat 132 trasformata in autobomba esplode sotto la finestra.

Tognoli rimane sindaco fino al dicembre del 1986. È europarlamentare e lo rimarrà fino all’87, quando entra alla Camera dei deputati. È ministro per i Problemi delle aree urbane e ministro dei Trasporti.

Tangentopoli. Un destino sarcastico vuole che proprio nella giornata del primo maggio (del 1992), sacra alla tradizione socialista, Tognoli e Paolo Pillitteri, compagno di partito e suo successore a Palazzo Marino, ricevano un avviso di garanzia. Tognoli ne uscirà, intatto, dopo quasi otto anni. Dissimula con eleganza l’amarezza per l’allontanamento dalla politica, anche se nel 2001 il suo nome circola come possibile candidato a sindaco di Milano nelle fila dell’Ulivo. Ci sono – è vero – cariche prestigiose, riconoscimenti importanti alle capacità dell’amministratore e alla rettitudine dell’uomo. Ma per i milanesi, che lo chiamavano "Tognolino" per la statura non eccelsa e la naturale affabilità rimarrà, prima di ogni altra cosa, il sindaco. Il sindaco di Milano.