"La mia vita a caccia di piccoli fantasmi"

Il prefetto Riccio: decisivi i primi giorni, se passano molti anni troviamo i resti. "Famiglie in attesa perenne, la loro angoscia mi travolge"

Silvana Riccio, 64 anni, è commissario straordinario per le persone scomparse

Silvana Riccio, 64 anni, è commissario straordinario per le persone scomparse

Dottoressa Silvana Riccio, dopo una precoce ma lunga esperienza in ruolo istituzionali cosa significa essere il commissario straordinario per il fenomeno delle persone scomparse?

"Coordinare le amministrazioni statali che si occupano degli scomparsi – risponde il commissario napoletano – ed essere il punto di riferimento per le associazioni e i familiari".

Cosa fate per prevenire la sparizione di un minore?

"Abbiamo stipulato col dipartimento della Famiglia per la presidenza del Consiglio un protocollo di prevenzione attraverso le scuole, l’analisi del comportamento dei ragazzi, gli psicologi e la pubblicazione degli avvisi dei bimbi spariti negli schermi degli Atm di Euronet, dove si prelevano soldi e comprano biglietti".

Il 57% delle persone sparite in Italia è minorenne. Quali sono le principali motivazioni che portano a questo dramma?

"Allontanamento volontario, per disagi familiari, problemi scolastici, bullismo e uso distorto della Rete. La quota di ritrovamenti è del 90%, ma ora perfezioneremo il sistema di allerta, andando a coinvolgere media e social".

Dopo una sparizione, quante sono le ore o i giorni decisivi per ritrovare subito il minore?

"La denuncia, più completa possibile, deve essere fatta immediatamente: prima si interviene, più ci sono possibilità di ritrovare il minore. Poi sono decisivi i primi giorni, ma anche dopo 40 anni è possibile trovare qualcuno. Purtroppo, spesso, dopo quel tempo si trovano resti e con il dna si fa una comparazione per dare un’identità a quei corpi che non ce l’hanno. L’anno scorso, per esempio, abbiamo ritrovato Gabriella Farinelli, scomparsa 19 anni: la famiglia ha così avuto una parola definitiva".

Quali sono gli strumenti decisivi che rendono poi efficace una ricerca dello scomparso?

"Una pianificazione tempestiva mettendo in campo le forze necessarie per la tipologia del luogo, dal mare alla montagna cambia tutto. Ora inizieremo a fare con le forze dell’ordine esercitazioni mai fatte prima, simulando la scomparsa anche in luoghi impervi".

Come si gestisce il rapporto con le famiglie, che ogni secondo vorrebbero avere notizie dei propri figli?

"È difficile: a differenza della morte, la sparizione lascia un’attesa perenne, si vivono drammi umani senza fine. Noi dobbiamo dare certezze e portare la pace a queste persone. Le associazioni sono decisive grazie agli psicologi che intervengono per placare l’angoscia. Le famiglie scrivono anche dopo 30 anni per fare ripartire le ricerche. La persona che scompare è sempre nella banca dati, detta Sdi, e non viene cancellata se non perché la denuncia di scomparsa è stata revocata oppure perché è morta. Non smettiamo mai di cercare".

Ci sono segnali specifici tali da farvi capire che il minore non verrà mai più ritrovato?

"Per esempio, se un minore scompare e toglie la Sim dal cellulare, c’è volontà di non farsi trovare, e diventa difficile. Ci sono segni che rendono complessa una ricerca".

Il 25% dei minori che non viene trovato che fine ha fatto?

"Lo vorrei sapere anche io. Probabilmente, se non è una tragedia, la volontà di sparire è più forte di tutto".

Qual è l’aspetto più complicato da svolgere del suo lavoro?

"Certe volte il dramma umano che ci travolge. Noi dobbiamo essere efficienti, trovare soluzioni anche dove non sembra ci siano. Ma ci sono le emozioni, lo strazio dei familiari. Serve l’impegno civile della comunità, dobbiamo fare rete, trasformando i cittadini in sentinelle: per questo vogliamo pubblicare le foto degli scomparsi in luoghi pubblici e coinvolgere la collettività".