di Ettore Maria Colombo Uno, "mostrare debolezza non è un’opzione". Due, "gli ucraini ci fanno vedere come si lotta per la libertà, no al modello cinese". Tre, "la nostra parte è il mondo occidentale". Per uno di quegli accidenti della storia che capitano rare volte, nelle vicende dei partiti e leader politici, la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, si trova negli Usa mentre è in pieno svolgimento l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ospite del Conservative political action conference (Cpac), la più grande manifestazione nazionale dei repubblicani statunitensi. Ora, per un partito che è l’erede dell’Msi – anticomunista, certo, ma anche anticapitalistico – è un bel salto diventare l’alfiere, in Italia, degli Usa come della Nato. Per di più sopravanzando – in quanto a ostilità aperta all’asse mondiale Russia-Cina – e di gran lunga sia la Lega filo-putiniana che la Forza Italia anticinese, ma ’amica’ di Putin. E così ecco che la Meloni diventa la star italiana di una conferenza, il Cpac, inaugurata da Ronald Reagan nel 1974, cui partecipano attivisti e politici da tutti gli Usa, compreso l’ex presidente Donald Trump, ma anche leader internazionali come lei, che ci tiene a ribadire di essere non solo la leader di Fratelli d’Italia ("Siamo il primo partito, nel nostro Paese…", anche se solo nei sondaggi), ma anche presidente del Partito dei Conservatori Europei (Ecr Party). Il discorso della Meloni, che si gode anche un giro di saluti tra gli stand, parte dall’"inaccettabile attacco" di Mosca e si sposa con una scelta di campo mai così netta per la destra ("La nostra parte è il mondo occidentale"). In una cornice tutta a stelle e strisce, la presidente di Fd’I arriva vestita di bianco: "Siamo dalla parte del diritto internazionale, della libertà, e di una nazione orgogliosa che sta insegnando al mondo ...
© Riproduzione riservata