"La mascherina è il vero vaccino anti Covid". Il farmacologo: ma al Sud si rischia grosso

Remuzzi: con le protezioni ci si ammala di meno, la carica virale cala al 30%. "Al Nord dopo il flagello c’è un’immunità naturale"

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Crescono i contagi in Italia: quasi 6mila in più nelle ultime 24 ore. Però c’è un altro dato e riguarda il numero record dei tamponi effettuati: sono 133mila, cioè +3.600 rispetto a venerdì. Buone o cattive notizie? La situazione resta confusa. Difficile anche stabilire se stiamo vivendo la famigerata seconda ondata del Covid. "Io credo che questa sia un’evoluzione della prima", dice Giuseppe Remuzzi, 71 anni, nefrologo e direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri. La sua diagnosi è che a rischiare, stavolta, sia soprattutto il Sud. Adesso e in una prospettiva a breve termine.

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Professore, la situazione si è rovesciata rispetto a cinque-sei mesi fa?

"Prendo in esame un riferimento preciso: i ricoverati nelle rianimazioni. Dove il virus ha colpito duro, nel pieno dell’epidemia, i pazienti in terapia intensiva sono oggi un’entità trascurabile. Nessuno a Bergamo, pochi a Milano, pochi in Emilia-Romagna. Pochi o addirittura nessuno anche nelle Marche. Quella che davvero mi preoccupa è in particolare la situazione di Campania e Lazio".

Che cosa devono fare quelle regioni?

"Prepararsi con enorme attenzione. Hanno 4-5 settimane di tempo per organizzare le strutture territoriali e mettersi in sicurezza: in questo momento il contagio è gestibile, da metà novembre non più".

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Il Nord è immune?

"Vorrei poterlo dire, ma non è così. È vero però che in certi luoghi il virus circola meno. Ed è meno violento. Si registra un’immunità naturale nella popolazione settentrionale, pur senza essere di gregge. Chi è guarito dal Covid ha sviluppato gli anticorpi ed è più refrattario al virus. Inoltre esiste una pre-existing immunity: nel sangue di alcuni donatori, congelato dieci anni fa, sono stati trovati linfociti capaci di uccidere il coronavirus".

Perché il Covid emigra al Sud?

"Perché si muove con intelligenza, salendo su aerei e camion. Ha bisogno di un organismo umano dove alloggiare e diffondersi: non a caso preferisce gli anziani, già vulnerabili per concomitanti patologie. Oggi al Sud trova un terreno vergine".

Quindi il virus cambia bersaglio a seconda della sua necessità?

"È la mia lettura. Sottolineo un altro fattore chiave: l’abitudine alla prevenzione, che in questa evenienza si è sviluppata in certe parti d’Italia più che in altre".

Occhio alle precauzioni: distanziamento e mascherine bastano?

"Al momento la mascherina è il nostro vero vaccino. È uno scudo anti Covid che lascia passare solo il 30% del virus, non abbastanza per contagiare noi e chi abbiamo di fronte".

Le altre armi?

"Aspettiamo il vaccino, sapendo che non sarà efficace al cento per cento e non sarà disponibile per 7 miliardi di persone. Abbiamo visto anche che il trattamento con gli anticorpi, propri o monoclonali infusi endovena, funziona. Tutto serve".

Estate e autunno sono fattori determinanti?

"L’epidemiologo Donato Greco, di cui mi fido, dice che il caldo rallenta il virus. C’è chi sostiene il contrario. Vedremo".

Che potenziale virale hanno gli asintomatici?

"C’è uno studio di Nature, ma è imperfetto come tutti gli studi attuali. Si registrano sintomatici infettivi, poco infettivi, per niente infettivi: non conosciamo qual è la fetta più grande della torta".

Il numero delle vittime crescerà?

"La mortalità generale da giugno a settembre, a prescindere da età e patologie, è uguale a quella degli anni precedenti. Ma adesso dobbiamo allacciare le cinture".

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