Giovedì 25 Aprile 2024

La manovra va avanti Bagarre, poi la fiducia Conte al veleno "Servi dei falchi Ue"

Il governo presenta due emendamenti in extremis che ritardano il voto. L’opposizione accusa, la maggioranza si difende: non c’era tempo. Da martedì al Senato, corsa contro il tempo per chiudere entro il 31

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di Ettore Maria Colombo

L’ennesima bagarre, in un’Aula provata, tesa, tra deputati di tutti i partiti disperati perché non solo sono rimasti inchiavardati alle loro sedie per l’intera anti-vigilia di Natale e che ci resteranno anche per una buona metà della Vigilia stessa, scoppia a tarda sera. Alla Camera dei Deputati sono iniziate le dichiarazioni di voto sulla fiducia alla manovra economica del governo Meloni. La bagarre scoppia poco prima del voto di fiducia, che arriverà a tarda sera (221 si e 152 no), mentre solo stamane (molto presto), forse all’alba, ci sarà il voto finale sul testo. E’ sera, in limine mortis, che arrivano due nuove ‘integrazioni’ del governo.

Due misure ritenute "indifferibili" dall’esecutivo. Trattasi di fondi, pari a 400mila euro, per contrastare la peste suina in Piemonte (grazie al pressing dei capigruppo di Lega e FdI, Riccardo Molinari e Tommaso Foti) e altri 20 milioni per consentire al ministero della Cultura di acquistare "in via di prelazione" Villa Verdi. Intento lodevole e patriottico, cui teneva moltissimo il ministro Sangiuliano. Peccato che entrambi rappresentino un errore, una svista, oltre che l’ennesima modifica alle tabelle della manovra, che però, per fortuna, si votano separatamente dal testo della legge di Bilancio. La forzatura del governo fa arrabbiare le opposizioni, già sulle barricate: "Ci sono nuovi emendamenti che allungano i tempi. E’ l’ennesima forzatura della maggioranza", la denuncia. Morale, scoppia l’ennesimo caos.

Anche perché pasticci e correzioni in corsa hanno costellato tutto l’iter della manovra alla Camera. Come il refuso che eliminava il tetto al contante assieme alla norma sul Pos. O l’emendamento da quasi mezzo miliardo per i Comuni, senza copertura che, dopo i rilievi della Ragioneria di Stato, ha costretto a un passaggio supplementare in commissione per lo stralcio. Una confusione che ambienti di FdI attribuiscono al Tesoro e alla Ragioneria. Accuse respinte al mittente, dal Mef.

La verità è che si è fatto tutto troppo in fretta, dato il poco tempo a disposizione, ma anche con eccessiva improvvisazione, sia negli ufficiali di collegamento del governo con il Parlamento (ministri, relatori, capigruppo di maggioranza) sia nella parte tecnica (capi di gabinetto, specie Mef, e tecnici della Ragioneria gli uni contro gli altri).

Risultato, una legge finanziaria per il 2023 che vale ben 35 miliardi di euro e che si occupa di temi anche molto importanti (misure contro il caro energia in primis, più cuneo fiscale, pensioni, giustizia, autonomia, tregua fiscale) dalla vita travagliata. Solo giovedì scorso, il testo è ritornato in commissione Bilancio perché la Ragioneria di Stato aveva ravvisato 44 errori, causa assenza delle relative necessarie coperture.

La maggioranza, in ogni caso, minimizza. In alcune manovre del passato, si spiega, ci sono stati più stralci chiesti dalla Ragioneria ed è in linea con i precedenti anche la prima approvazione alla vigilia di Natale. Solo che, stavolta, era una prima volta ed è andata male con tensioni fra maggioranza e opposizioni a iosa non solo sulle misure, dalla stretta al Reddito di cittadinanza alla norma sulla caccia in città. Ma anche sui metodi: il Pd ha occupato la presidenza della commissione alla prima seduta disertata dalla maggioranza, il Terzo polo ha abbandonato i lavori nella fase finale, il M5s ha protestato ieri con un presidio in Aula a fine lavori fino alle dichiarazioni di voto in cui Giuseppe Conte ha definito il governo "prono ai falchi della Ue". Fibrillazioni anche nella coalizione di governo, dove, però, almeno ora, tutti rivendicano la portata della legge di Bilancio, da Meloni in giù. Chiosa Salvini: "È una manovra in un momento difficile, non fa miracoli ma aiuta tante persone".