Martedì 23 Aprile 2024

La mamma-soldato combatte lo Zar "Come mia nonna contro Hitler"

Leopoli, dopo l’invasione russa Tetiana, 49 anni, ha deciso di entrare nell’esercito: molti non mi capiscono

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di Salvatore

Garzillo

LEOPOLI (Ucraina)

Tetiana accetta di sedersi per qualche minuto su una panchina nel centro di Leopoli, sotto gli alberi. Lei è ferma mentre la città si muove frenetica attorno. La guerra sembra lontana ma è solo una stupida impressione. Ha indossato la mimetica per la prima volta per combattere contro i russi ma era già una rappresentante del Consiglio comunale proprio di Leopoli, dove è nata 49 anni fa. "Ho ricevuto la notizia dell’invasione della Russia mentre ero a letto con mio marito, era notte, dormivamo. È stato uno choc. Abbiamo parlato a lungo, gli ho subito detto che in caso di necessità sarei stata pronta, avrei preso un’arma e avrei difeso il mio Paese". Deve essere una tradizione di famiglia perché sua nonna ha combattuto durante la Seconda guerra mondiale contro i tedeschi, contro Hitler, che ormai è il parallelo più frequente per Putin. "Se fosse ancora viva andrebbe al fronte, ne sono sicura".

Ci mostra la sua foto sul cellulare, si somigliano moltissimo. Era un’infermiera, proprio come lei. Tetiana Shevchenko infatti non è un’esperta del mondo militare, è innanzitutto una cittadina che, come tante altre, non è riuscita a nascondersi o a scappare. "Il mio compito è aiutare i nostri soldati con le mie competenze ma se dovesse servire sono disposta ad andare anche in prima linea". Quando le chiediamo se ha già visto qualcosa che l’ha turbata si limita a un secco "no comment". Poi aggiunge un sorriso, da madre.

Ha una figlia di 28 anni e un ragazzino di 13, troppo piccolo per partecipare ma abbastanza grande da capire cosa sta succedendo in Ucraina e nella sua famiglia. "Molti non capiscono la mia decisione di entrare nell’esercito – ci racconta – Io sono una volontaria, una delle tante. Non sono un’eroina e neppure una persona speciale. Sono solo una donna che vuole dare il suo contributo, anche soltanto organizzando corsi di primo soccorso. Siamo un grande team, tutti abbiamo scelto consapevolmente di dedicare il nostro tempo per questa causa".

Tetiana ha lo sguardo fermo, come la maggior parte degli ucraini incontrati in queste settimane. Solo una volta gli occhi diventano umidi, quando parla di una sua amica kazaka che ha sposato un ucraino e che nel vicino Paese sta tentando di convincere i pro russi dell’assurdità dell’invasione di Mosca. "Sta organizzando programmi di aiuti umanitari, è un mio punto di riferimento". La frattura nella voce dura il tempo di questa frase, poi ritrova la sua integrità e spiega che il suo sentimento principale non è la paura. "Sono indignata, sono oltraggiata dall’aggressione e dall’invasione dei russi. È dal 2014 che desidero davvero aiutare le persone. Credo che vinceremo noi".

La sua convinzione è ammirevole, monolitica. Del resto questa è una guerra che si combatte in larga parte sul fronte della psicologia. Un commilitone di Tetiana ha trovato la sintesi per descrivere i due schieramenti. Gli ucraini sanno perché combattono, i russi no. E questa non è solo una bella frase. "Ho diversi parenti in Russia ma non ci parliamo adesso – confessa Tetiana – A Donetsk c’è una mia cara amica che ogni giorno si sveglia con la speranza che l’incubo finisca e che possa ritornare ad abbracciare la sua gente ucraina".

Le mostriamo un video pubblicato poco prima su un canale Telegram dedicato alle notizie dal fronte. Mostra una pattuglia di russi fatti a pezzi dai suoi commilitoni durante una battaglia in una delle regioni dell’est. Osserva in silenzio fino alla fine. "Sono una donna molto religiosa ma chiunque venga nel nostro Paese e commetta queste atrocità, si merita questo trattamento".