Venerdì 19 Aprile 2024

La madrina Elodie: "Dove c’è l’amore c’è la verità"

I 900mila del "Gay pride" chiedono l’approvazione del ddl Zan. In prima fila sindaco e governatore

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di Antonella Coppari

Avevano promesso fin dal titolo della manifestazione di tornare "a fare rumore" e lo hanno fatto davvero. Canti e balli, carri e altoparlanti, costumi e make up da carnevale di Rio: insomma, lo spettacolo oramai abituale in tutto il mondo dei gay Pride. Ad esaltare l’orgoglio non solo dei gay ma anche di lesbiche, transessuali e transgender ieri pomeriggio a Roma sono stati in tanti: 900mila persone secondo gli organizzatori (25 mila per la polizia), che al grido di ’Peace & Love’ hanno danzato da piazza della Repubblica fino ai Fori Imperiali, dove la madrina, Elodie, ha concluso la festa arcobaleno. In prima fila, figure pubbliche direttamente coinvolte anche se non più parlamentari, come Vladimir Luxuria che chiede al Comune di dedicare una piazza della capitale a Raffaella Carrà, da sempre icona del Movimento. O l’ex governatore pugliese Nichi Vendola.

Molto atteso, non si è invece accodato al variopinto corteo il segretario del Pd, Enrico Letta. Non che la sua presenza in carne ed ossa fosse davvero necessaria: quella politica è, infatti, al di sopra di ogni sospetto e di esponenti democratici e di sinistra ce n’erano a mucchi a ’riappropriarsi’ di questo popolo festante che torna in piazza dopo due anni. Dall’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, alla senatrice Monica Cirinnà, che dei diritti civili ha fatto da anni il suo cavallo di battaglia anche elettorale. Da Filippo Sensi a Matteo Orfini a Marco Furfaro, che dice: "Questo è il paese reale, si approvi il ddl Zan". E poi naturalmente i rappresentanti delle istituzioni locali, il sindaco e presidente della regione Lazio , che però incidentalmente sono anche entrambi dirigenti di primissimo piano del partito: l’ex ministro Roberto Gualtieri e l’ex segretario Nicola Zingaretti.

Non che ci fosse solo la sinistra a ballare fianco a fianco con i coloratissimi esponenti del mondo omosessuale e trasgender, assieme a +Europa, con Emma Bonino a rimarcare, sui social, "dove marcia il Pride scoppia la pace". Ma la sproporzione è vistosa: pochi 5stelle, pochissima destra. Si fa vedere solo Elio Vito (FI), ex radicale peraltro, che bacchetta i colleghi: "Ditelo a Gasparri, a Pillon, a Kirill!!! Il Pride è gioia, orgoglio, diritti per tutti" twitta. Bisogna però stare attenti a non confondere rappresentati e rappresentanti. L’universo è Lgbtq+ – hanno segnalato più volte gli studiosi – non è schierato in modo uniforme. Una parte sostanziosa vota per i partiti di destra, nonostante le loro posizioni in materia di gender. IQuello omosessuale non è un mondo rappresentato esclusivamente dalla sinistra. È vero in compenso che, per quanto attiene al voto d’opinione, sono il Pd e Leu ad aver fatto propria la bandiera dei diritti civili.

La buona fede non è in discussione, ma si tratta anche di una linea elettoralmente redditizia. Se non si può parlare di rappresentanza diretta del mondo Lgbtq+ in compenso il Nazareno guarda a quella vasta area d’opinione favorevole ai diritti civili, in particolare nel mondo giovanile, che considera questo il tema decisivo, e che si traduce in voti sonanti. Per il Pd, poi, c’è una ragione in più per segnalare, nel modo più fragoroso possibile, il proprio schieramento sui diritti civili. È su questo terreno infatti che il partito, per il resto, schierato senza margini di dissenso con un governo condiviso con la destra, marca la differenza caratterizzando la propria identità "progressista". Non che questo cancelli la consapevolezza che esiste un’altra parte di paese, composta di persone più avanti negli anni, che guarda al tema dei diritti con maggior sospetto e forse per questo, alla vigilia del voto, il segretario del Pd ha preferito benedire il Pride senza comparire.