Giovedì 18 Aprile 2024

Paola Pitagora, la Lucia della tv. Storia d’amori e tradimenti

Parla l’attrice che interpretò lo sceneggiato de I promessi sposi. Dal tormentato amore con Renato Mambor ai successi professionali "Mi fotografarono col pugno alzato: da allora venni marchiata". L’incontro con Alberto Sordi: "Mi diede della sciacquetta e ne soffrii"

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Paola Pitagora, 79 anni, è impegnata a Vicenza nella fiction Mediaset Luce dei tuoi occhi, sei puntate con protagonista Anna Valle.

"Abbiamo ripreso da luglio, senza intoppi. Lavorare di questi tempi è un privilegio. Quando ad aprile hanno chiuso tutto mi sono detta, va bene, restiamo in casa a leggere, la carriera è finita. Oggi si naviga a vista. Ho paura? Certo che ho paura, soprattutto quando prendi un treno e a due metri da te c’è qualcuno che parla al telefono senza mascherina. Bisognerebbe raddoppiare le multe".

È vero che da ragazza si prefigurava una carriera da cassiera da bar?

"(ride). Non proprio. Ho avuto la fortuna di cominciare presto. A un certo punto però non mi facevano più lavorare, allora ho pensato: so far di conto, potrei fare la cassiera in un bar. Poi per fortuna mi è andata bene".

Perché scelse Pitagora come nome d’arte?

"Gargaloni era difficile da pronunciare. E così, scherzando, Renato (Mambor, ndr) con cui allora facevamo coppia, mi disse: sei magra e piatta come una tavola pitagorica. Ma Pitagorica era troppo lungo, così diventai Pitagora. Qualche anno dopo fui messa sotto contratto dalla Vides di Franco Cristaldi, che aveva sede proprio in piazza Pitagora! I compagni pensarono che l’avessi fatto apposta, ma non era così".

Quello con Renato Mambor fu un amore intenso ma travagliato...

"Eravamo giovani e temperamentosi. Siamo stati insieme dodici anni. Ci sono stati tradimenti, liti e fughe, ma anche una grande comprensione".

Molti tradimenti...

"Lui era bellissimo e non perdeva occasione. Gli piacevano terribilmente le ragazze e devo dire che anch’io ebbi un paio di cotte. Ma dopo dodici anni non ce la facevamo più".

Una volta s’arrabbiò davvero.

"Lo colsi in flagrante con un’altra. Presi materasso, lenzuola e cuscini e scaraventai tutto giù dalla tromba delle scale. Ma ero talmente incavolata che avrei potuto buttare l’intero letto".

Quelli erano gli anni della liberazione sessuale, della coppia aperta... eppure c’era ancora spazio per la gelosia?

"La coppia aperta è una pia illusione. La gelosia è un sentimento atavico. Diciamo che eravamo aperti nostro malgrado. Ma che uno o una potesse dire: ciao, stasera esco con Mario, o Maria, quello no. Caratterialmente sono una fedele e, quando mi è capitato di cedere, è stato in un momento in cui il nostro rapporto attraversava un momento di stanca. Alla fine del ciclo amoroso mi sono liberata. Ora vivo felicemente la mia singletudine. Certo, ci sono voluti anni di analisi. Ma dopo l’ultima mazzata ho capito che la mia vita non è stare dietro un uomo. Non ho più bisogno di avere un uomo nel mio letto".

Sempre in quel periodo lei partecipò a una manifestazione contro Pinochet e la fotografarono col pugno chiuso...

"È allora che diventai ‘la comunista’. Era la prima e ultima volta che ho alzato il pugno chiuso, e me la fecero pagare. Era un’etichetta stupida che ogni tanto mi si ritorce ancora contro. Di recente, parlando con alcuni colleghi che manifestavano solidarietà ai tecnici di teatro, ho detto: un conto è manifestare solidarietà, un altro mettere mano al portafoglio. Ci sono certi colleghi che incassano cachet incredibili, e potrebbero aiutare concretamente. Mi hanno dato della comunista. Se parlano di patrimoniale a me non vengono i brividi. Per fortuna c’è Papa Francesco".

È vero che voleva rinunciare ai Pugni in tasca di Bellocchio, il film che la lanciò?

"Sì, mi spaventava la sceneggiatura, tutta quella violenza. Dissi a Renato: mi sembra un film dell’orrore. Fu proprio lui, invece, a convincermi ad accettare. Quando poi l’ho rivisto, a distanza di anni, ho capito che è un racconto permeato di poesia e delicatezza. Ricordo che Bellocchio, allora sconosciuto, mi disse: “Tu non farai mai più una cosa così bella“. Aveva ragione!".

Come fu il rapporto con Alberto Sordi, che la diresse in Scusi, lei è favorevole o contrario?

"Mi fece piangere. Non vista, ascoltai una sua frase che mi ferì molto. Parlava a una grande attrice e le disse: “Non avere paura di quella sciacquetta“, riferendosi a me. Corsi via e scoppiai a piangere. Quando tornai sul set, avevo gli occhi gonfi. Ma in seguito fu molto gentile. Veniva a trovarmi e chiacchieravamo molto, non so se ci stesse provando, non l’ho mai capito".

Come le venne in mente di scrivere canzoni per lo Zecchino d’oro?

"Buttavo giù dei piccoli brani per il mio fratellino. Seppi che la Giacca rotta aveva vinto il concorso direttamente dalla tv. Adesso ho un nipotino di due anni e mezzo, figlio di mia figlia, La giacca rotta gli piace moltissimo. Una bella soddisfazione".

Perché le foto su Playboy nel 1982?

"Stavo bene e mi giocai tutte le carte. Avevo 40 anni ed è un’età delicata per la donna, che teme l’inizio del declino. Non è vero, perché il declino comincia dopo, molto dopo. Era un momento difficile. Non pagavano moltissimo, ma ero in bolletta".

Viene ricordata anche, forse soprattutto, per l’interpretazione della Lucia dei Promessi Sposi’ di Sandro Bolchi. Ricorda un episodio particolare?

"Davanti a Salvo Randone, che interpretava l’Innominato, avvertivo un estremo tremore. Era un mostro sacro del teatro italiano, e non riuscivo proprio a recitare con lui. Sandro Bolchi se ne accorse, e per rimediare mi fece dire un paio di battute davanti a un muro. Poi montò tutto in modo che sembrasse che mi stessi rivolgendo a Randone".

Il momento di maggior imbarazzo?

"Di recente, mentre giravamo la fiction. Venivo dal lockdown ed ero un po’ arrugginita. Avevo delle battute con Anna Valle, ma mi sono sentita talmente stonata che a un certo punto sono sbottata: “Ma che cagata!“. La troupe è scoppiata a ridere".

Ha detto che non vuole raggiungere i 90 anni...

"L’altra sera nella trasmissione Le ragazze su Raitre c’era una signora di 94 anni, ex ballerina, di una lucidità incredibile. Beh, se devo raggiungere quell’età in quella forma, allora va bene. Mio nipotino ha due anni e mezzo, lo vorrei vedere almeno da adolescente. Ho fatto i calcoli: 90-91 anni dovrebbero essere sufficienti. Poi basta".

 

 

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