Recanati: lui era una lei, lei un lui. Adesso si sposano

Il cambio di sesso è stato riconosciuto dallo Stato: pronte le nozze. Maura è tra le prime non vedenti a completare il percorso di transizione. "È più facile convivere con la cecità che con l’incongruenza di genere"

Emanuele Loati, 25 anni, e Maura Nardi, 41 anni

Emanuele Loati, 25 anni, e Maura Nardi, 41 anni

Recanati, 11 agosto 2022 - Maura Nardi, 41 anni a novembre, ed Emanuele Loati, 25 anni, sono finalmente una donna ed un uomo anche per lo Stato Italiano. L’ufficio anagrafe del Comune di Recanati nelle Marche, dove entrambi vivono e lavorano, nei giorni scorsi ha provveduto a rettificare e a consegnare loro le nuove carte d’identità al termine dei rispettivi percorsi di transizione. Dal genere maschile a femminile per Maura, da femminile a maschile per Emanuele. E adesso i due si sposeranno: "Siamo una coppia e stiamo pensando alla nostra unione e al nostro futuro. Per noi è una cosa naturale, ma sappiamo che per molti non è così".

Perché, Maura?

"Ci auguriamo di aver lanciato in tutti questi anni dei messaggi di positività attraverso la nostra quotidianità e di aver spazzato via un po’ di quei pregiudizi, etichette, luoghi comuni e stereotipi che spesso ruotano intorno al tema della transessualità".

Per lei il cammino è iniziato nel 2016: è stata la prima non vedente a completare un percorso di transizione in Italia.

"Ho perso la vista a 19 anni per una rara malattia alla retina, ma devo dire che è stato molto più facile convivere con la cecità che con l’incongruenza di genere. Se da un giorno all’altro non vedi più, in qualche modo puoi riorganizzare la tua vita ed è quello che ho fatto. Con l’identità di genere non puoi scendere a patti ed esiste un solo modo che si chiama transizione. Puoi lottarci per un po’, ma alla fine sei costretta a cedere anche perché in ballo c’è la tua vita".

Come ha resistito?

"Ho avuto la fortuna di avere al mio fianco una grande famiglia: senza di loro non avrei fatto nulla. Mi è stata sempre vicina mostrando un coraggio da leoni e se oggi sono una donna felice e serena è anche grazie a loro".

Maura, lei ha intrapreso il suo percorso a 35 anni, rivolgendosi dapprima ad uno psicologo privato e successivamente al Movimento identità transessuale di Bologna, cominciando un sostegno terapeutico con dei professionisti.

"Certi percorsi non si fanno per gioco, per noia o per esibizionismo, ricorda Maura, ma per una autentica necessità che emerge al culmine di un profondo malessere. Il sostegno terapeutico mi è servito per prenderne pienamente coscienza e qualche mese dopo ho cominciato la terapia ormonale sostitutiva per favorire i cambiamenti fisici. Poi il coming out e la socializzazione".

Si è mai sconfortata?

"Non è stata una passeggiata, tanti i momenti di sconforto e di paura, i continui viaggi a Bologna per le visite e le perizie, il dolore per i trattamenti medici e chirurgici fino ai sensi di colpa per aver trascinato la mia famiglia in un cammino così complesso. Il tutto amplificato dalle limitazioni del mio handicap. Non è stato facile, ma sono stata sempre accompagnata dalla consapevolezza e la convinzione che stavo facendo la cosa giusta".

Intorno a lei, oltre alla famiglia, anche qualche buon amico.

"Che non mi ha lasciata neanche per un secondo, soprattutto quando intorno a me c’era soltanto buio. Qualcuno si è allontanato, questo è vero, qualcun altro mi ha tolto addirittura il saluto e ho dovuto lavorarci su per capire che non è un mio problema".

E adesso?

"Rifarei tutto da cima a fondo perché quello che ho perso è niente rispetto a quel che ho guadagnato tra cui il mio equilibrio e il mio compagno che ho conosciuto tre anni fa. Ora siamo pronti a sposarci. Vogliamo sposarci".