Giovedì 25 Aprile 2024

La lotta al Covid parte dall'influenza. Il medico: vaccinarsi riduce i rischi

Tresoldi (primario al San Raffaele): il siero migliora la risposta del sistema immunitario. L’appello: "Dovrebbero sottoporsi alla profilassi anche le categorie non considerate a rischio"

La somministrazione di un vaccino antinfluenzale (foto Businesspress)

La somministrazione di un vaccino antinfluenzale (foto Businesspress)

Una battaglia che passa anche attraverso la profilassi contro l’influenza. "In vista di una possibile seconda ondata di Covid-19 – spiega Moreno Tresoldi, immuno-ematologo, primario della medicina generale al San Raffaele di Milano, – sarebbe auspicabile una massiccia adesione alla campagna di vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica, non solo tra le categorie considerate a rischio".

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Professore, qual è il primo vantaggio?

"I sintomi iniziali dell’influenza, dell’infezione da SARS-Cov-2 sono molto simili. Il fatto che un paziente si sia sottoposto al vaccino anti-influenzale e anti-pneumococcico, permetterà al medico di considerare meno probabili queste malattie e orientarsi più rapidamente sulla diagnosi di Covid, a beneficio di un trattamento immediato".

Vaccinarsi contro influenza e pneumococco rende l’organismo meno attaccabile dal Coronavirus?

"Non ci sono evidenze scientifiche a riguardo, ma un sistema immunitario in grado di reagire verso altri virus o batteri è più forte e quindi in grado di rispondere meglio in presenza di un contagio".

Quali sono le categorie che più di altre devono pensare alla profilassi antinfluenzale?

"Gli over 65, i pazienti affetti da malattie croniche, cardiache, polmonari, i diabetici e tutti coloro che sono sottoposti a terapie immunosoppressive, come i malati di tumore. La vaccinazione è raccomandata al personale sanitario, agli insegnanti, alle donne in gravidanza e a tutti coloro che svolgono una professione che li porta a contatto con le persone".

Bambini e adolescenti, cosa fare?

"Sicuramente la copertura vaccinale anche dei più giovani frenerebbe la diffusione di quelle malattie che potrebbero rendere più difficile identificare prontamente la presenza dell’infezione da SARS-COV-2".

Lei ha diretto il reparto Covid del San Raffaele nella fase più calda dell’emergenza. Cosa si aspetta per il prossimo autunno?

"La comparsa di una serie di malattie respiratorie stagionali con sintomi simili al Covid e quindi un aggravio di lavoro nei pronto soccorso e negli ospedali. Ma non credo che la situazione sarà drammatica come nei mesi scorsi. Abbiamo a disposizione maggiori informazioni su come affrontare il virus, dal tracciamento precoce dei focolai, alle terapie".

Cosa pensa della app Immuni?

"É utile per arginare il contagio ma dovrebbe essere scaricata da molte più persone. Bisognerebbe incentivare l’uso. Vorrei anche sottolineare l’importanza del mantenimento delle misure di contenimento: distanziamento sociale, mascherine e assiduo lavaggio delle mani sono pratiche da non abbandonare e che potrebbero contribuire nei prossimi mesi anche a ridurre la diffusione dei virus influenzali".