La loggia dei veleni, lite in procura a Milano

Il sospetto di un’organizzazione segreta. Il pm Storari: "Le mie mail ignorate da Greco". Non ci fu accordo sulle persone da indagare

Migration

di Anna Giorgi

Appare provato dalla bufera giudiziaria che sta avvelenando e travolgendo Palazzo di Giustizia di Milano, Paolo Storari, 55 anni, pm titolare di indagini molto delicate e braccio destro dell’ex aggiunto della Dda Ilda Boccassini – con lei ha condotto tutte le ultime più grosse inchieste sulle infiltrazioni mafiose tra i colletti bianchi. Storari, a margine di una udienza, si concede uno ’sfogo’ dicendosi pronto a ricostruire tutto, anzi si dice in attesa di una chiamata per potere finalmente spiegare al Csm. Dalla sua "un fitto scambio di mail con il procuratore capo Francesco Greco, che chiariranno molto della mia posizione e della mia scelta, non certamente facile, di autotutelarmi", dice.

Al centro della bufera le dichiarazioni del pluri-inquisito avvocato siciliano, Piero Amara, già coinvolto nell’indagine sui depistaggi dell’inchiesta Eni e in vari episodi di corruzione di giudici, sulla esistenza di una sovversiva "loggia Ungheria" di cui avrebbero fatto parte persone di altissimo profilo, con relazioni tali da poter influire sulle nomine più importanti.

Amara fu sentito da Paolo Storari e dall’aggiunto Laura Pedio tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. "Le dichiarazioni di Amara – spiega Storari – erano talmente gravi, che non si poteva non accertarne immediatamente la veridicità o la falsità, in entrambi i casi ci sarebbero stati pesanti profili di reato, e nel caso di falsità sarebbero andati ben oltre la calunnia".

A chi contesta la procedura irrituale nella consegna degli atti, avvenuta in maniera informale all’allora componente del Csm Piercamillo Davigo, Storari spiega che "l’unico errore procedurale è stato non fare una lettera formale di trasmissione degli atti per informare il Csm. Dopo sei mesi di inerzia, l’urgenza per me – spiega – era che venisse informato il comitato di presidenza". E ricorda una circolare del Csm del 1994 che impone ai pm un obbligo di denuncia di casi potenzialmente al centro di contrasti: "Il pm che procede deve dare immediata comunicazione con plico riservato al Comitato di Presidenza di tutte le notizie di reato, nonché di tutti gli altri fatti e circostanze concernenti magistrati che possono avere rilevanza rispetto alle competenze del Consiglio". Inutile provare a chiedere al pm il contenuto della risposta di Greco alle mail di sollecitazione dopo mesi di "inspiegabile inattività": "Lo riferirò solo al Csm, ma ci sono parole precise usate da Greco". Così come non si sbilancia sul perché, invece, l’aggiunto Pedio, che con lui interrogò Amara, non sostenne la sua ’battaglia’ contro l’inerzia di Greco.

Secondo una versione dei fatti diversa da quella ricostruita da Storari, che arriva, invece, dai vertici di Palazzo di giustizia, il pm avrebbe voluto iscrivere nel registro degli indagati solo 6 persone, mentre il procuratore capo e l’aggiunto Pedio, prima di procedere, avrebbero ritenuto opportuno fare altri accertamenti per poi eventualmente iscrivere più persone, ovvero tutte le 74 citate da Amara. Nel frattempo, nel maggio 2020, la procura di Milano aveva iscritto Amara nel registro degli indagati per associazione segreta, insieme ai due suoi collaboratori.