Mercoledì 24 Aprile 2024

La lingua della cultura non ha confini

Roberto

Pazzi

La prima della Scala ha dato luogo ad alcune polemiche, una delle quali innestata dall’amico Vittorio Sgarbi col quale per una volta non sono d’accordo. Sostiene Vittorio che il sovrintendente della Scala come il direttore degli Uffizi dovrebbe essere un italiano, e non uno straniero. Ma già il fatto che protagonista della prima scaligera fosse un’opera russa come il Boris Godunov, infirma la provocazione del sottosegretario alla cultura. Chi si sognava di criticare una scelta così estranea al patrimonio lirico del Bel Paese? La grandezza dell’opera di Musorgskij travalica i confini della patria russa e diventa patrimonio godibile a ogni latitudine e da ogni nazione. Sta proprio in questo la forza dell’arte, nel suo appartenere alla civiltà umana e nel suo parlare a tutti i tempi, in ogni stagione della Storia. La musica a questi livelli non è più russa, è patrimonio dell’umanità. Allo stesso modo l’operato del sovrintendente e del direttore degli Uffizi si muove sul piano della mera qualità delle operazioni che promuovono. Sarebbe riduttivo e miope voler rintracciare nelle loro scelte, in questi ultimi decenni, una traccia straniera come il loro cognome. Si giudica in base alla qualità non all’appartenenza a una nazione diversa dalla nostra. A chi appartiene Guerra e pace? A chi appartiene La Divina Commedia? E Paradise lost? Tolstoij, Dante e Milton sono in vena nel nostro più profondo immaginario. Senza patria. Esistono già troppi steccati imposti dal nazionalismo piu cupo, non eleviamone altri, lasciamo ai cognomi il loro destino senza imputare estraneità. Conta solo l’intelligenza, non la nascita. Perché quella appartiene a tutti, come ha dimostrato la potenza drammaturgica del Boris Godunov affidata alla musica di un genio.