La Libia torna a parlare italiano

Lorenzo

Bianchi

È un piccolo passo della Libia verso l’Italia. Il veicolo non sono le armi o il petrolio, ma l’inserimento della lingua italiana come materia facoltativa per gli studenti delle scuole secondarie a partire dall’anno scolastico accademico 2022-2023. L’annuncio è arrivato mentre si contavano i 32 morti per gli scontri fra le milizie che sostengono i due primi ministri in carica. A Tripoli comanda Abdul Hamid Dbeibah, inossidabile fan della Turchia insediato sulla base di un accordo nazionale che avrebbe dovuto portare a elezioni politiche entro il 24 dicembre scorso, una consultazione rinviata per evidenti ragioni di ordine pubblico. L’altro premier è l’ex ministro dell’interno Fathi Bashaga designato dal Parlamento di Tobruk, uomo dalle multiformi relazioni che comprendono oltre alla Turchia il Qatar e gli Stati Uniti.

Nonostante l’emergenza, si procederà all’insegnamento dell’idioma di Dante che è decisamente diffuso non solo fra gli anziani e i pescatori, ma anche fra i giovani che ci si imbattono su internet. Il primo accordo per l’inserimento dell’italiano nei programmi delle scuole secondarie era stato firmato nel dicembre 2020. È cominciato così un timido ritorno dell’influenza italiana sul Paese nel quale i veri protagonisti degli equilibri di potere sono e restano la Turchia, la Russia e l’Egitto. Ankara ha addirittura ottenuto di sfrattare i militari italiani dall’ospedale da campo vicino all’aeroporto di Misurata che fu allestito nel 2016 per curare i feriti della sanguinosa offensiva contro il Califfato Islamico trincerato a Sirte. Nel settore dell’energia non sta andando meglio. Il 6 luglio il quotidiano “Libya Herald”, citando fonti del Governo di unità nazionale di Tripoli, ha scritto che la Libia potrebbe tagliare nel breve termine le esportazioni di gas all’Italia del 25 per cento "per soddisfare la domanda interna".