Mercoledì 12 Febbraio 2025
ANTONIO LECCI
Cronaca

La liberazione del medico: spacca il telefono in piazza. "La reperibilità è un incubo, me ne vado in pensione"

Il dottor Gaiani ha concluso i suoi 39 anni di carriera con un gesto simbolico davanti ai pazienti "Ero arrivato a lavorare sedici ore al giorno. Dormivo pochissimo, dovevo staccare la spina" .

La liberazione del medico Spacca il telefono in piazza "La reperibilità è un incubo Me ne vado in pensione"

Guastalla (Reggio Emilia), 31 luglio 2023 – Il telefono, simbolo del contatto avuto per quasi quarant’anni con i suoi pazienti, che viene letteralmente mandato in briciole da colpi inferti pubblicamente con una robusta mazza da baseball. Un gesto simbolico, pochi minuti dopo l’ultimo turno da medico di base, a significare l’entrata in una nuova fase della vita: la pensione. Un gesto simbolico quanto eclatante, a voler sottolineare la rottura col passato, con la fatica e lo stress accumulati proprio attraverso quel telefono, oggetto di contatto con i pazienti, con il mondo esterno… . Con la distruzione simbolica del telefono il dottor Ugo Gaiani, guardia medica per circa sei anni tra l’Appennino Modenese e Reggiano poi altri 33 anni come medico di base a Guastalla, sulle sponde reggiane del Po, davanti a circa 150 pazienti suoi pazienti e amici, ha voluto dare un taglio (anzi, una mazzata) al passato.

Dottor Gaiani, perché questo gesto simbolico ma così violento?

"Ho voluto distruggere quel telefono che mi ha sempre tenuto collegato ai miei pazienti, al mio lavoro. Un oggetto indispensabile, ma che negli ultimi anni è diventato una specie di incubo, portatore di stress, problemi, situazioni che hanno pesato sulla mia condizione generale".

Colpa dell’emergenza Covid?

"Più che la pandemia e il lockdown, diciamo che il peggio è arrivato dopo, con il post Covid. La gente, in generale, è diventata più cattiva, più maleducata. Molti rapporti si sono incrinati. L’emergenza sanitaria ha cambiato le persone. In peggio. Pazienti sempre meno pazienti. Il nostro lavoro non bastava mai".

E sono sempre meno i medici di base disponibili. Non mancano paesi in cui molti cittadini non dispongono di un proprio medico di famiglia… .

"Nel caso del nostro centro medico, a Guastalla, ho già i miei colleghi a sostituirmi ed è già pronto un nuovo medico che potrà prendersi cura dei miei ex pazienti. Ci siamo organizzati bene. Ma è vero: non ovunque è così".

Dunque, non si sente in colpa per abbandonare la professione in un momento in cui ci sarebbe molto bisogno anche di lei…

"Non mi sento in colpa. Ma quando si arriva a lavorare per sedici ore al giorno, dormendo poco di notte, non riuscendo ad avere il giusto riposo, è necessario staccare la spina. È difficile lasciare una professione a cui si è rimasti legati per quasi quarant’anni. Con tanti pazienti si è creato un rapporto non solo professionale ma anche di amicizia. Lo dimostrano i tanti cittadini che sono venuti a salutarmi in piazza, sotto l’ambulatorio, alla fine della mia attività. Ma arriva un momento in cui bisogna smettere".

In quasi quattro decenni di attività di medico ne avrà viste di tutti i colori. Quale l’episodio peggiore?

"Non ce n’è uno in particolare. Ma penso soprattutto a quelle persone, ancora giovani e apparentemente sane, alle quali riscontri un male incurabile dopo un esame di routine. Come glielo spieghi? Come immaginare gli ultimi momenti di vita di quelle persone?".

Ci saranno stati anche momenti positivi…

"Certamente. Quando qualcuno guarisce da una malattia. Ma anche quanto di arriva una coppia che ha fatto di tutto per avere un figlio e, all’ennesimo tentativo, con l’aiuto della tecnologia medica, vengono ad annunciarti che lei è incinta, che una nuova vita sta arrivando. È fantastico".

Dottore, dopo la bella festa, abbracci, baci e saluti in piazza con i suoi pazienti, come è stato il primo giorno da pensionato?

"Mi sono concesso un giro sulla mia adorata moto, sull’Appennino. Un giro in solitaria, a rilassarmi. È stato bellissimo. È stato un sogno".