Mercoledì 24 Aprile 2024

La lezione di Draghi: date un futuro ai giovani "I sussidi non bastano, servono prospettive"

L’ex presidente Bce inaugura la kermesse e dà una scossa alla politica: gli interventi tampone non durano per sempre. "Il debito aumenterà e peserà sulle generazioni che verranno". La maggioranza tace. Le voci sul ruolo futuro dell’economista.

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di Claudia Marin

A Palazzo Chigi (a cominciare da Giuseppe Conte), come nelle altre sedi dei partiti di governo (a cominciare dal Pd) si è tirato un sospiro di sollievo e si è derubricato l’intervento di Mario Draghi al Meeting di Rimini come un mero "discorso istituzionale".

Eppure, dietro le diplomatiche e molto riservate valutazioni – dal momento che nessuno dei big della maggioranza si è pronunciato in pubblico, creando un assordante silenzio (rotto solo da Paolo Gentiloni: "ascoltate Draghi") – non sono passate per niente inosservate le sferzate che l’ex governatore della Bce ha sferrato alla politica economica dell’esecutivo. Due le note dolenti: i giovani trascurati e i troppi sussidi messi in campo, senza una visione strutturale per una vera ripresa: "I sussidi servono a ripartire, ma ai giovani serve di più. Un giorno finiranno e se non si è fatto niente saranno a rischio la libertà di scelta e il reddito futuro dei ragazzi". E così è ripartita la ridda di elucubrazioni sul futuro dell’ex governatore della Bce. La casella che gli addetti ai lavori gli riservano non è tanto quella di presidente del Consiglio, ma quella di possibile nuovo capo dello Stato. Benché non manchi chi sottolinea come lo stesso ex numero uno di Via Nazionale abbia posto in rilievo l’esigenza di creare la figura del ministro del Tesoro dell’Ue: una carica che pare sagomata apposta per lui.

Il ritorno in campo di Draghi riprende le mosse dall’avviso lanciato il 25 marzo dal Financial Times ("siamo in guerra contro il Coronavirus: serve tutto il debito che serve"). Ma va ben oltre. Nella ricostruzione dell’Europa e dell’Italia, infatti, il ruolo dei giovani dovrà essere centrale perché alle nuove generazioni "bisogna dare di più" per non "privarli del loro futuro". Occorre investire in istruzione, formazione delle nuove competenze, innovazione, ricerca, digitalizzazione dell’economia.

Non mancano i modelli del passato. Basta guardare all’esempio di "coloro che ricostruirono il mondo, l’Europa, l’Italia dopo la seconda guerra mondiale", afferma Draghi che cita Keynes e De Gasperi per spiegare come la loro riflessione sul futuro "iniziò ben prima che la guerra finisse, e produsse nei suoi principi fondamentali l’ordinamento mondiale ed europeo che abbiamo conosciuto". Ma proprio perché oggi la politica economica è più "pragmatica" e i leader che la dirigono possono "usare maggiore discrezionalità", occorre essere molto "chiari sugli obiettivi che ci poniamo". Dalla politica economica, però, ci si aspetta che non "aggiunga incertezza a quella provocata dalla pandemia e dal cambiamento. O finiremo per essere controllati dall’incertezza invece di controllarla", avverte.

Da qui l’affondo sui sussidi, che rischiano di essere effimeri, e sui rischi dei giovani. In questi mesi, per contrastare gli effetti della pandemia, sono state mobilitare tutte le risorse disponibili ma l’emergenza e i provvedimenti non "dureranno per sempre" e ora è il momento della "saggezza nella scelta del futuro che vogliamo", con una ricostruzione che sarà "inevitabilmente accompagnata da stock di debito destinati a rimanere elevati a lungo".