La leucemia minaccia ancora Sinisa "È bastarda, le darò un’altra lezione"

L’annuncio dell’allenatore del Bologna: "Dalle analisi emergono campanelli di allarme, devo fermarmi"

di Gianmarco Marchini

BOLOGNA

Nel calcio, si dice spesso, ci sono partite che si preparano da sole. Sono quelle in cui le motivazioni prevalgono sulla tattica, l’emozione sovrasta la ragione. La più importante di queste sfide, Sinisa Mihajlovic, l’aveva stravinta sul campo. Eppure la vita ha deciso che quella partita non era ancora finita. Palla al centro: si ricomincia.

"Dopo la leucemia avuta due anni e mezzo fa, ciclicamente svolgo degli esami approfonditi e dagli ultimi sono emersi campanelli d’allarme per cui potrebbe presentarsi il rischio della ricomparsa della malattia". È mezzogiorno spaccato quando il tecnico del Bologna annuncia alle telecamere la nuova battaglia. Non è esattamente un fulmine sul ciel sereno di Casteldebole, perché in città il timore di una recidiva era cominciato a circolare da giorni, ma nessuno voleva parlarne, un po’ per rispetto, un po’ per la speranza che la voce fosse falsa.

Era tutto vero, invece. Tutto maledettamente vero. "Per evitare che la malattia si ripresenti, mi è stato consigliato di intraprendere un percorso terapeutico che possa eliminare sul nascere quest’ipotesi negativa", spiega subito il 53enne serbo, in tuta da lavoro e cuffia con le sue iniziali. Poco prima ha diretto l’allenamento chiuso dalla rivelazione alla squadra. Momenti di grande emozione in campo. L’abbraccio breve, ma infinito con i suoi ragazzi, rientrati, sì, frastornati negli spogliatoi, ma anche sicuri che il loro mister stenderà di nuovo il mostro come quando buttava giù le porte con le sue leggendarie punizioni.

"Questa malattia è molto coraggiosa per avere ancora voglia di tornare ad affrontare uno come me. Ma io sono qua: se non è bastata la prima lezione, gliene darò un’altra". La forza d’animo e la voglia di non mostrarsi debole sono le stesse di quel luglio 2019, quando per la prima volta la leucemia (di tipo mieloide acuta, brutta bestia) aveva fatto irruzione nella vita di Mihajlovic. All’epoca, confidò, era rimasto chiuso in camera due giorni a piangere per poi commuoversi anche davanti ai microfoni. Ieri ha respinto le lacrime, anche se la corazza da duro ha rischiato di sbriciolarsi quando la sala stampa l’ha congedato con un applauso molto emozionante. "Stavolta sono più sereno: so cosa devo fare e la mia situazione è molto diversa, giocherò d’anticipo". Spera di chiudere la partita "in tempi brevi", grazie a un’innovativa terapia a cui verrà sottoposto nel reparto di ematologia del Sant’Orsola, già teatro del primo grande successo su un nemico "subdolo e bastardo".

"All’inizio della prossima settimana mi dovrò assentare per un po’, sarò ricoverato e dovrò saltare alcune partite". Vabbè, che sarà mai?, penserà qualcuno: il Bologna è tranquillo, la stagione è quasi finita. Non per Sinisa, però, che infatti si è già fatto allestire la stanza d’ospedale "con tutto l’occorrente per seguire la squadra dagli allenamenti alla gara". Supervisionerà i cantieri in diretta, potendo comunicare con lo staff e parlando nella sala video via Zoom con i giocatori, poi durante le partite sarà collegato via Skype con i suoi collaboratori in panchina. "Mi hanno anche detto che mi danno una camera più grande dell’altra volta", aggiunge abbozzando persino un sorriso. È in quella sfumatura di ironia che la città e tutto il mondo del calcio ripongono le speranze che pure questa volta vincerà Mihajlovic.

Certo, quel viso tornato troppo magro, sotto la soglia della tranquillità, riporta indietro le lancette dell’incubo. Sono ancora nitide le immagini di quel 25 agosto 2019, quando un Sinisa pallido, magrissimo, con un vistoso cerotto sul collo, si presentò in panchina a Verona per tenere fede a una promessa fatta ai suoi ragazzi, forzando il muro del parere contrario dei medici. "Sono certo che i miei ragazzi non mi deluderanno: io lotterò come sempre insieme a loro e so per certo che loro lotteranno per me. Risaliremo in classifica e io tornerò qui. Ci vediamo presto: e sempre forza Bologna, no? Dai!", dice dando un pugno sul tavolo. È una dichiarazione d’intenti al nemico: il guerriero Sinisa è di nuovo pronto. A vincere, ovviamente.