Mercoledì 24 Aprile 2024

La legittima guerra laica di Macron

Gabriele

Cané

Che sia un Paese laico è sancito da una legge del 1905. Che la laicità sia praticata fino in fondo lo si vede nelle scuole dove non esistono i crocefissi alle pareti, e dal 2004 è pure vietato il velo alle ragazze. Persino le imprecazioni in Francia son laiche: ne sentirete di tutti i colori, ma non delle bestemmie. Il che non è un difetto. Adesso poi, Macron, senza aver probabilmente

letto Oriana Fallaci, si è definitivamente stancato delle strisciante invasione culturale islamica. Non solo del terrorismo, insomma, che a Parigi riserva da tempo le sue sanguinarie attenzioni, ma anche al “separatismo”: in pratica, al fatto che molti musulmani di Francia tendono sempre più spesso a farsi i fatti loro. Soprattutto a rispettare le loro leggi, cioè la Sharia, e non quella francese. Separati in patria. Da noi, cristianamente tolleranti, spesso si chiude un occhio su queste pratiche, o anche tutti e due. Da loro, si chiudono i colpevoli in galera. E adesso una legge regolerà puntigliosamente i rapporti tra i tanti francesi fedeli a Maometto e la “Republique”. Fino alla nascita di un Islam francese, con imam certificati e controllati da istituzioni islamiche in Francia. Che l’iniziativa di Macron vada nel senso giusto, del resto, è confermato dalla rivolta dei paesi integralisti. Erdogan, che guida la Turchia che prima di lui fu scuola ed esempio di laicità, gli ha dato del matto: fatti curare. In realtà, il capo dell’Eliseo ha molti difetti, ma su questo tema è tutt’altro che folle. È francese. Con la pretesa, legittima, che ognuno preghi chi gli pare, ma che le leggi da rispettare siano solo quelle dell’Assemblea nazionale. Certo, visto che basta una vignetta per armare i terroristi, i rischi di questa offensiva sono tanti. Ma per ogni virus ci deve essere un vaccino. E quello del rispetto dello Stato di diritto è l’unico per cui si possono tollerare gli effetti collaterali.