Giovedì 18 Aprile 2024

La legale dice no al femminicida: scelta onesta

Lorenzo

Moroni

Rosanna Rovere, di professione avvocato, nonché ex presidente dell’Ordine forense di Pordenone, giovedì scorso ha fatto un passo indietro. E non ha peccato di lesa maestà al principio secondo il quale, ci mancherebbe altro, ogni individuo ha diritto a una difesa a prescindere dalla gravità del reato di cui è accusato. Rovere ha scelto di non difendere Giuseppe Forciniti, infermiere, arrestato per l’omicidio della compagna, anteponendo al suo ruolo l’onestà intellettuale. Già, perché dopo essere stata nominata difensore, ha rinunciato all’incarico. Sostanzialmente – ha spiegato – perché le battaglie legali, combattute nel corso della proprio carriera, l’hanno vista sempre schierarsi dalla parte delle donne vittime di violenza. E quindi un avvocato che ha sempre difeso le donne non può tutelare un uomo accusato di un reato? No, tutt’altro. Ma è condivisibile – e questo è il caso dell’avvocato Rovere – che rinunci al mandato se non ci sia ‘serenità’ da parte del professionista e non si crei un rapporto di reciproca fiducia.

Il primo obiettivo di un legale è far sì che l’assistito abbia un giusto processo, ma viaggia di pari passo – non prendiamoci in giro – con lo scopo di farlo assolvere o fargli prendere il minimo della pena. L’avvocato Rovere ha mostrato onestà intellettuale anche perché alla fine ha comunque rinunciato a una parcella. Tra l’altro – ha raccontato – conosceva già Forciniti e lo stimava come infermiere in quanto si era preso cura della mamma dell’avvocatessa.