Giovedì 25 Aprile 2024

La Lega ribolle, il fronte pro-vaccini preme

Zaia chiede al leader chiarezza sul Green pass. Confronto rimandato a dopo le comunali. Ma i sondaggi per il Carroccio non sarebbero buoni

Il leader della Lega Matteo Salvini, 48 anni, mentre si fa un selfie con una fan a Roma

Il leader della Lega Matteo Salvini, 48 anni, mentre si fa un selfie con una fan a Roma

A Luca Zaia, governatore del Veneto, basta una frase ("Nella Lega la linea che vince è quella della responsabilità messa nero su bianco dai governatori"), per riaprire una faglia interna al Carroccio che dopo il caso Durigon sembra destinata a diventare sempre più profonda: da un lato i governatori del Nord, Zaia appunto, con Fontana e Fedriga e il ligure Toti a fare da cerniera; dall’altra Matteo Salvini e quel suo tentennare sul Green pass e su tutta la strategia del governo sulla lotta al virus.

Giusto l’altro giorno, durante una trasmissione televisiva, il leader si è profuso in uno scivolone sulle varianti del virus (causate, a suo dire, proprio dai vaccini), diventato subito oggetto di polemica e sconcerto dell’intera comunità scientifica. Così Zaia, in un’intervista ieri al Corriere della Sera, ci ha tenuto a puntualizzare che di Lega ce n’è anche un’altra, quella che sta col mondo produttivo del Nord Est, gli industriali e gli artigiani del Veneto, del Friuli e della Lombardia. "Poi – ha sottolineato ancora Zaia – se resta qualche nostalgico del no Green pass o del no mask, ne prenderemo atto". La linea dei governatori leghisti, insomma, è questa: "La nostra stella polare è il riconoscimento della campagna vaccinale e della sua promozione, e dall’altro lato il riconoscimento del Green pass, che è una patente di libertà", ha sottolineato ancora Zaia precisando: "Forse più che una patente di libertà è un attestato di partecipazione alla vita di comunità". Vaccinarsi per il governatore leghista "è un gesto di altruismo" e guarda con favore ai tanti giovani che lo hanno fatto. "Hanno capito che il Green pass è la libertà. Del resto, oggi i ragazzi conoscono le lingue, fanno l’Erasmus. Non sono come certi leoni da tastiera che fanno spola tra il divano e il pc".

Salvini (che ieri ha annunciato “barricate“ per salvare ‘quota 100’), insomma sembra sempre più in crisi di leadership, che potrebbe diventare più difficile da mantenere dopo le amministrative del 3 ottobre, dove i numeri (che riportano diverse fonti del centrodestra) hanno fatto suonare più di una sirena d’allarme a via Bellerio; a Milano il Carroccio sarebbe intorno all 8%, al 6,5% a Bologna, al 6% a Roma. E poi c’è la questione del governo dove il “giorgettismo” (la ‘dottrina’ che fa capo al ministro Giorgetti, che ieri non a caso a parlato di "pressing vincente della Lega sul governo", portato avanti ovviamente da lui medesimo) sta facendo proseliti, mentre il "borghismo" (che invece fa riferimento a Claudio Borghi, molto vicino a Salvini) crea solo mugugni, come quelli che risuonano dal nord degli Zaia-boys veneti, come l’assessore regionale Roberto Marcato ("essere contro la scienza è roba da Medioevo") o il consigliere regionale Marzio Favero ("responsabilità, non opportunismo, cosa faremmo di fronte a una nuova ondata?").

La resa dei conti interna, comunque, pare rinviata al 18 ottobre sera, a ballottaggi chiusi, con i risultati alla mano. A via Bellerio sostengono che anche in caso di sconfitta, il Capitano resterebbe saldamente al suo posto, per assenza di una figura alternativa. A parte Zaia che da tempo si sta palesemente scaldando a bordo campo.