Giovedì 25 Aprile 2024

La Lega in bilico tra due anime

Lorenzo

Castellani

La prossima bolla che rischia di scoppiare nella politica italiana è quella della Lega. Dal 2019, quando Salvini fece cadere il governo Conte 1 senza riuscire ad ottenere le elezioni, il partito ha perso costantemente voti. Le elezioni politiche di settembre hanno certificato la caduta verticale e la trasformazione della Lega da partito traino del centrodestra ad alleato subalterno di Fratelli d’Italia. Meloni ha ricompensato la fedeltà dei leghisti attribuendo molti ministeri importanti al partito di Salvini, ma questo non è servito né a far risalire il consenso né a placare le divisioni interne. Oramai i malumori dei dirigenti leghisti si registrano ogni giorno, nelle regioni del nord si moltiplicano le iniziative per un ritorno del partito al federalismo, mentre al sud la Lega è di fatto sparita. Benché il segretario sia reputato intoccabile in un partito molto oligarchico le crepe aperte dal crepuscolo di Salvini sono sempre più evidenti. Da un lato, il ministro dell’Economia Giorgetti, interprete di una linea istituzionale e realista; nel mezzo i governatoti del nord, che spingono per l’autonomia; e dall’altro Salvini con la sua ridotta di fedelissimi, focalizzato sull’immigrazione e su misure economiche spot. Il Ministro delle Infrastrutture, nonostante il presenzialismo mediatico, sembra sempre meno influente nelle decisioni concrete del governo e sempre più isolato nel partito. L’antieuropeismo, su cui la Lega aveva investito tanto in passato, non è più una strada percorribile e fruttuosa così come fallita appare oramai l’esportazione del partito al meridione. Con un premier politico come Meloni le trovate mediatiche non sembrano bastare per risalire la china. Nei prossimi mesi potrebbe iniziare una tempesta nella Lega, con una frangia del partito critica verso Salvini sempre più ampia che cresce di mese in mese e che potrebbe andare alla ricerca di una nuova leadership.