"La guerra mondiale? Un ricatto. Alla fine Putin dovrà cedere"

L’analista Parsi: "Lo zar si è macchiato di violazioni del diritto internazionale peggiori di quelle di Hitler"

Una soldatessa ucraina scrive sul suo smartphone al fronte

Una soldatessa ucraina scrive sul suo smartphone al fronte

Arrivati a questo punto quando e come può finire la guerra?

"Quando Putin verrà a più miti consigli. Non ci sono possibilità alternative. Il che significa che dovremo attenderci una guerra lunga", avvisa secco Vittorio Emanuele Parsi (foto), professore ordinario di Relazioni internazionali alla Cattolica di Milano e autore del recentissimo "Titanic – Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale" (Il Mulino).

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Dunque, la strategia occidentale di sostenere fino in fondo l’Ucraina senza riserve non ammette altre vie d’uscita?

"Su questo il vertice di Ramstein è stato netto: non possiamo farci intimorire dai continui ricatti dei russi che evocano escalation della forza per terrorizzare le nostre opinioni pubbliche rispetto a quello che l’Occidente ribadisce come principio basilare quando sostiene che c’è una differenza tra il diritto di difendersi di un aggredito e la pretesa di passarla liscia di un aggressore. Su questo il dialogo è tra sordi: prima o poi la situazione cambierà".

Vuol dire che quella di Mosca è solo retorica nazionalista e che non ci sono rischi di una Terza guerra mondiale?

"In guerra l’escalation è sempre dietro l’angolo. Sarebbe imperdonabile nasconderlo. A me sembra, però, che i russi, quando non hanno argomenti, evocano scenari sempre peggiori. E così cercano di far leva sulla paura dell’opinione pubblica, legittima. Ma comunque alimentata dalla propaganda russa".

Nel frattempo, dobbiamo attenderci, però, fasi di escalation sul terreno?

"In questo i primi attori coinvolti sono russi e ucraini. Se poi Putin vuole estendere la guerra alla Transnistria e alla Moldavia, mi chiedo, però, con quali risorse militari intende farlo, dal momento che non sono riusciti a chiudere la battaglia di Mariupol in due mesi di assedio".

Il fronte occidentale, a sua volta, però, appare a tratti diviso, quantomeno sugli obiettivi: tra chi punta a un cambio di regime al Cremlino e chi sulla fine della guerra.

"Non vedo questa divisione che talvolta viene evocata. Gli Stati Uniti e l’Inghilterra hanno interesse a mantenere coesa l’alleanza occidentale. Certo, forse nel ribadire la differenza tra il diritto ucraino e la prepotenza di Putin non tengono sufficientemente in conto che i Paesi europei hanno una maggiore difficoltà di coesione interna e hanno opinioni pubbliche più vulnerabili rispetto alla propaganda russa, anche per i megafoni in circolazione. Nessuno, però, neanche gli americani e gli inglesi, pensa di suscitare un regime change. Non siamo così protagonisti della storia altrui. Cosa differente è osservare che una delle conseguenze del bloccare l’offensiva russa in Ucraina è l’indebolimento oggettivo del potere di Putin in casa".

Ma l’uscita di Boris Johnson sulla possibilità di colpire i russi in casa non è che aiuta il raffreddamento del conflitto e la coesione occidentale.

"Johnson ha detto un’ovvietà. Sul piano giuridico, la Carta delle Nazioni Unite, a differenza di ciò che ritiene Giuseppe Conte, non pone nessun limite al diritto di difesa: chi lo dice che l’aggredito non può colpire le piattaforme da cui provengono gli attacchi perché sono nel territorio del Paese aggressore? Politicamente, però, serve prudenza per non esasperare toni del dibattito in Europa".

Il leader grillino evoca anche una netta distinzione tra armi offensive e difensive.

"Ma di che cosa parla. Conte fa l’avvocato e dovrebbe sapere che se un rapinatore entra in una gioielleria per una rapina con un giubbotto antiproiettile, quel giubbotto non è ipso facto un’arma difensiva. Se il gioielliere a sua volta spara a un rapinatore, quella pistola non è ipso facto un’arma difensiva. Ma di che parliamo. Lui, del resto, è quello dei banchi a rotelle o no?".

Alla fine non si potrebbe arrivare a un assetto che vede Crimea e Donbass in mano alla Russia, come chiede Putin?

"La pretesa di Putin di vedere riconosciuta alla Russia la Crimea annessa illegalmente nel 2014 e il Donbass allargato annesso oggi è irricevibile. La Russia è un membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e ha scatenato la guerra in Europa: la sua violazione del diritto internazionale è più grave di quella della Germania di Hitler. La Russia ha fondato le Nazioni Unite e ha firmato la Carta di San Francisco. Come si può pensare che si torni amici come prima? E infatti non torneremo mai più allo status quo ante: è una pia illusione. I rapporti resteranno caratterizzati da tensioni e conflitti, anche se non militari".