La guerra fa sempre più paura L’ambasciata: italiani via da Mosca

Difficile trovare biglietti per treni e aerei, si teme l’escalation militare. Draghi chiama Zelensky: siamo con voi

Migration

di Giovanni Rossi

Via gli italiani dalla Russia. Un rimpatrio in velocità. Nel giorno in cui l’ambasciata italiana a Mosca suggerisce a tutti i connazionali di fare in fretta le valigie – prima che l’avvitamento del conflitto con l’Ucraina produca altri sconquassi – Mario Draghi previene Giorgia Meloni. Al telefono con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente del Consiglio conferma che l’Italia non riconoscerà gli esiti referendari nei territori occupati dall’Armata Rossa e manterrà il proprio convinto sostegno alle autorità e alla popolazione ucraina in tutti gli ambiti.

Promesse nette, impossibili da equivocare. E per quanto in tempo di guerra il livello degli affari correnti tenda a elevarsi, parole così definitive potrebbero quasi apparire un’invasione di campo se non fosse che, sull’Ucraina, Draghi e Meloni hanno pensieri comuni, sincronizzati con la storia e le sue curve. Sta difatti nella realtà – per quanto Fratelli d’Italia smentisca l’esistenza di qualsivoglia “patto“ – che proprio l’appoggio senza riserve alla causa di Kiev sia il principale elemento di continuità del probabile passaggio di consegne: forse l’unico ambito nel quale la candidata premier non debba e non voglia mostrare una presunta diversità rispetto all’indirizzo politico e diplomatico affermatosi sin dal 24 febbraio, giorno di avvio del conflitto. Lo dicono l’esibito atlantismo della presidente di Fratelli d’Italia (specie se paragonato agli scivoloni degli alleati Berlusconi-Salvini); lo confermano l’appoggio offerto dalla vincitrice nelle urne al leader ucraino (congratulatosi per la vittoria al voto): "Caro Presidente Zelensky, sai che puoi contare sul nostro leale sostegno". Dopo un tweet così, gioco facile per Draghi ipotecare il futuro spianando il compito della prossima premier anche rispetto a Nato e Stati Uniti. Del resto l’Ucraina ha piena fiducia "che l’Italia manterrà un alto livello di sostegno anche dopo la formazione del nuovo governo", immagina (e spera) Kiev.

Per ora, a telefonarsi sono ancora Zelensky e Draghi. Argomenti principali: "Passaggi e misure specifiche dopo i “referendum farsa“; cooperazione militare". "Il tuo nome figurerà sulla passeggiata dei coraggiosi a Kiev", comunica Zelensky a Draghi annunciandogli il conferimento della massima onorificenza ucraina: la Prima Classe dell’Ordine del Principe Yaroslav il Saggio. "Sono onorato e commosso per questa onorificenza – risponde il premier –. Sarò felice di poterla ricevere dalle tue mani a Kiev, quando sarò libero dai miei impegni istituzionali".

Intanto l’ambasciata italiana a Mosca "raccomanda ai connazionali in Russia di valutare se la permanenza sia necessaria e, in caso contrario, di lasciare il Paese" (sottinteso: quanto prima), "considerata la più recente evoluzione del contesto internazionale e la crescente difficoltà nei collegamenti aerei e su strada in uscita dalla Russia". "In particolare – continua la nota dell’ambasciata – si registra in questi giorni un vertiginoso aumento del costo già elevato dei biglietti venduti dalle compagnie aeree e si ha notizia di lunghe code in alcuni valichi di frontiera con Paesi confinanti".

La conclusione è inevitabile: "In considerazione del permanere della chiusura dello spazio aereo ai voli provenienti dalla Federazione Russa disposto dall’Unione Europea lo scorso 27 febbraio, si raccomanda fortemente a tutti i connazionali presenti in Russia di programmare il più possibile in anticipo gli spostamenti verso l’estero" munendosi "dei biglietti" ancora "disponibili presso le compagnie commerciali", conclude e auspica la nota d’ambasciata.